Abusi: la Chiesa deve far luce e ascoltare le vittime. Questa mattina l’incontro con don Marchetti

Abusi: la Chiesa deve far luce e ascoltare le vittime. Questa mattina l'incontro con don Marchetti

FAMIGLIE   Il sacerdote Gianluca Marchetti dirige la Curia vescovile di Bergamo, è docente di diritto canonico, promotore di giustizia e membro del Consiglio di presidenza del Servizio nazionale contro gli abusi. Il 26 marzo dalle 10 alle 12 presenzierà, in Seminario ad Alba (vedi il riquadro in basso), all’incontro dedicato alla tutela dei minori. Gli abbiamo posto alcune domande su questo tema delicato.

Come deve muoversi la Chiesa nel tutelare i minori?

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Don Gianluca Marchetti

«Nella Chiesa la piaga degli abusi esiste: si tratta di dinamiche sulle quali far luce, evitando negligenze, tanto più se sono coinvolti dei preti. Il male deve emergere: accogliere e ascoltare le vittime è un passo imprescindibile per dare luogo a un’azione preventiva significativa. Non basta portare alla luce i crimini bisogna anche perseguirli e non è certo un caso che i religiosi incoraggino chiunque abbia subito abusi in ambito ecclesiastico a far riferimento alla Magistratura. Se coloro che ne sono coinvolti hanno qualche ruolo nella Chiesa, inoltre, questa si riserva di perseguirli in base al proprio ordinamento».

Ci sono misure concrete?

«Nel 2019 il Vaticano ha emanato le Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili: in meno di due anni è stato costituito, in ciascuna regione, un servizio apposito con un vescovo referente, un coordinatore e un’équipe di esperti. Ci sono inoltre decine di centri d’ascolto attivi per le segnalazioni di quanti si ritengono vittime di abusi, anche passati: una formidabile rete educativa che coinvolge migliaia di operatori pastorali nella formazione, l’unica via per una prevenzione efficace. A questo campo si aggiungono politiche educative rivolte ai giovani e ai più fragili, e alla creazione di ambienti più sicuri per tutti, nel rispetto della dignità di ciascuno».

Nelle difficoltà odierne ci sono strategie che gli adulti possono applicare per educare i bambini?

«Non esistono delle risposte facili o delle ricette sicure, rimane sempre lo sforzo umano del prendersi cura dell’altro, dando vita a delle relazioni positive, costruite a partire dal buono che c’è in ciascuno. È la resilienza al male che affonda le sue radici nella parte migliore di noi e si traduce nel credere nell’umanità affrontando l’accompagnamento dei più piccoli verso l’autonomia, vincendo le logiche della delega, della distanza e della solitudine. Per riuscirci si deve accettare la sfida dell’essere accanto e del dialogo orientato alle reti sociali: queste sono soltanto delle tracce, il cammino è tutto da costruire, insieme».

m.d.

In Italia ci sono quattrocentomila ragazzini maltrattati dagli adulti

L’infanzia va protetta e un mondo adulto che non sa funzionare da barriera perde il proprio significato. È questo il pensiero che animerà sabato 26 marzo (dalle ore 10 alle 12 , nei locali del Seminario vescovile) l’incontro “Buone prassi per la tutela dei minori e delle persone fragili nella pastorale dei ragazzi e dei giovani”.

Raccontare e condividere in modo semplice e concreto le buone pratiche di cura dei più piccoli e delle persone vulnerabili, l’obiettivo del summit, al quale presenzieranno anche i membri della Consulta pastorale giovanile. I dati spiegano l’urgenza del tema: il coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento all’infanzia e la Onlus Terre des Hommes, in una recente pubblicazione spiegano che ogni mille minori residenti in Italia ben 45 sono seguiti dai servizi sociali (in tutto sono 401.766), nove dei quali perché vittime di maltrattamento.

Nel 90 per cento a compierli è un familiare. L’indagine, pur non considerando il fenomeno pedopornografia permette di osservare quanto gli abusi siano diffusi e le famiglie coinvolte.

Spiega il relatore dell’incontro albese, don Gianluca Marchetti: «Si parlerà della centralità dell’educazione e di buone relazioni nelle attività pastorali, dalla catechesi alla liturgia, all’animazione e lo sport. L’alleanza con la famiglia, la formazione permanente degli operatori pastorali, la consapevolezza del ruolo educativo e la condivisione con le strutture territoriali attive con i minori sono parte di una riscoperta di strategie di presa in carico condivisa e corresponsabile, all’interno della comunità ecclesiale».

m.d.

 

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