SALUZZO Dopo il successo del libro “Omicidio in Vescovado” di Gian Maria Aliberti, in cui lo scorso novembre si era prestato con ironia per essere protagonista di un romanzo giallo, ora Mons. Cristiano Bodo, Vescovo di Saluzzo torna protagonista con un libro che è la sua autobiografia, scritta con Carlo Baderna, “L’anello ritrovato”.
Sabato 26 marzo è stato presentato a Saluzzo con un Teatro Don Bosco gremito di amici, parenti e collaboratori: un pomeriggio tra aneddoti e un commovente ricordo del Vescovo dedicato agli amati genitori .
«”L’anello ritrovato” è soprattutto un dialogo che parte da una storia personale, quella di Monsignor Cristiano Bodo per poi inanellare quella di tantissime persone, per primi i suoi genitori che hanno testimoniato e contribuito a rinnovare negli anni la sua vocazione e la sua fede». Così Carlo Baderna, ricercatore del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Trento, risponde al direttore del Corriere di Saluzzo Alberto Gedda che ha moderato l’incontro di sabato pomeriggio al Teatro Don Bosco.
Un folto pubblico di amici, parenti, collaboratori e consacrati delle Diocesi legate a Bodo ha partecipato alla presentazione del nuovo libro edito da Fusta Editore, compresi il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia, il sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni e altri primi cittadini del Saluzzese e Vercellese.
“L’anello ritrovato” è un piccolo volume, quasi un instant book, scritto nel corso dell’ultimo anno e mezzo: un intenso dialogo tra il giovane storico e il Vescovo di Saluzzo attraverso il quale si dipana l’origine della vocazione di Monsignor Bodo.
Dall’infanzia a Stroppiana dove si divertiva a costruire altarini e chiedeva già a tre anni di fare il chierichetto, fino all’ingresso come episcopo a Saluzzo, avvenuto cinque anni fa il 25 marzo. Il racconto di una vita ricca di incontri e memorie impressi nelle tante fotografie che impreziosiscono il libro. Luoghi e persone che si intrecciano con memorie felici, come gli anni del “Don” all’Oratorio vercellese dei Cappuccini, e passaggi più dolorosi come la scomparsa degli amati genitori, prima papà Adriano poi mamma Grazia, portata via dal Covid lo scorso anno.
Il libro e la sua presentazione sono stati infatti anche un’occasione per il Vescovo di riflettere sul senso della vocazione e sul cammino presente e futuro della Chiesa. «Se la Chiesa non è famiglia, non assolve al suo compito. L’Oratorio, ad esempio, è il punto di incontro tra la strada e la Chiesa. Dobbiamo accogliere e curare i nostri ragazzi, trasmettere loro l’importanza dell’amicizia con Gesù come me l’hanno insegnato i miei genitori. Adriano e Grazia sono per me un esempio di amore, di fede e una testimonianza per tutti i genitori sull’incontro con la fede nei più piccoli» – ha sottolineato Bodo.
Il prelato saluzzese è anche protagonista social su Instagram di una rubrica che pubblica due volte alla settimana dove ci sono riflessioni sul Vangelo e sulla vita quotidiana. Mons. Cristiano è una persona molto cordiale e molto empatica e un uomo di grande fede, che riesce a tramettere nella sua semplicità in ogni occasione: dal social, alle omelie, ma anche a momenti pubblici come fu la presentazione del libro “Omicidio in Vescovado”, una persona che riesce a farsi volere bene e trasmette fiducia.
Lino Ferrero