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Madonna di Dachau, la storia di speranza e fede giunta dal lager

Madonna di Dachau, la storia di speranza e fede giunta dal lager
Il disegno della cappella di Dachau a opera del carmelitano Raphael Tijhius

TESTIMONIANZE «Nessuna lingua potrà mai esprimere l’infinita gratitudine di coloro che hanno sperimentato la grazia di questa trasformazione del proprio dolore, di questo potentissimo mezzo per disarmare l’odio». Lo scrive Edmond Michelet, un mediatore nel commercio di alimentari, un padre di famiglia cattolico «nutrito di Péguy e Maritain» che è ricordato come uno dei primi estensori di un appello alla Resistenza in Francia.

L'arma del beato Giuseppe. Domenica 1° aprile il ricordo di padre Girotti
Padre Giuseppe Girotti è morto a Dachau il giorno di Pasqua del 1945.

Tra i capi del movimento Combat, viene denunciato, arrestato e deportato a Dachau nel 1943; nel Dopoguerra (si impegnerà in politica: gollista, parlamentare, più volte ministro) è autore di un memoriale, Rue de la liberté, che in Francia è ritenuto un’opera di rilievo della «letteratura della sofferenza», tuttora letta e ristampata (l’ultima edizione è del 2020). È in questo libro che testimonia, tra l’altro, la «grazia» di cui è veicolo una statua lignea della Vergine Maria, una Madonna con Bambino oggetto di venerazione e fonte di conforto per molti internati (sacerdoti e laici) che possono accedere alla cappella allestita, fortunosamente e decorosamente, in una baracca del lager definito il «campo dei preti». Tra i quali, lo sappiamo sempre meglio, il padre domenicano albese Giuseppe Girotti, che a Dachau muore, colpevole di aver aiutato a salvarsi ebrei perseguitati; e oggi, come peraltro lo stesso Michelet, è riconosciuto Giusto tra le nazioni.

Madonna di Dachau, la storia di speranza e fede giunta dal lager 1
La scultura di Aldo Pellegrino

L’associazione Beato Padre Giuseppe Girotti, insieme con il centro culturale San Giuseppe, ha voluto commissionare a uno scultore bovesano, Aldo Pellegrino, una copia della statua di Nostra Signora di Dachau: Gazzetta ne ha seguito il percorso dell’opera fino alla chiesa di San Giuseppe, là dove una sala raccoglie documenti, reperti, testimonianze su Girotti e sui giusti dell’Albese. Chi vorrà, potrà pregare, riflettere, tentare di misurare quale grado di rassicurazione possa aver fornito, a molti prigionieri assediati dal panorama disumano del lager, una immagine di bontà. Ne ricaviamo ulteriore testimonianza attraverso una serie di voci di ex internati, frutto nel Dopoguerra di interviste, diari, raduni, e opportunamente raccolte in una pubblicazione uscita nel 2005: il numero 50 del Bollettino del circolo internazionale Karl Leisner (Iklk), associazione fondata intorno alla figura del giovane diacono tedesco che venne ordinato sacerdote proprio a Dachau, già gravemente malato di tubercolosi (morirà pochi mesi dopo la liberazione).

Il Bollettino porta in copertina un disegno della cappella del lager, opera di un frate carmelitano, Raphael Tijhius: era inteso per una Gratulationskarte, un biglietto di congratulazioni per l’ordinazione. La statua di Nostra Signora di Dachau è riprodotta a sinistra, in un angolo che «nel corso del 1944 venne sempre più abbellito e trasformato in un vero e proprio altare mariano», ricorda Andreas Rieser, che fornisce la data della sua solenne consacrazione da parte dei preti del campo: il 1° maggio 1943; nel montaggio delle voci, molto ben costruito dai redattori del Bollettino, padre Johann Lenz descrive nell’occasione l’altare mariano «splendidamente ornato» da «una bianca decorazione della festa di matrimonio del comandante»…

Dal coro di voci, emerge anche il racconto, dettagliato e avventuroso, di come la statua riuscì a entrare nel campo; nonché una sua più esatta provenienza e l’attribuzione a un autore. Avevamo già letto, nel libro di Guillaume Zeller (in italiano: Block 262830, Piemme), che il mittente era stato Joseph Martin Nathan, vescovo ausiliario dell’arcidiocesi morava di Olomouc; ma ecco come venne escogitata quella inusuale spedizione. Sul finire del l 1942, pacchi contenenti candele, immagini per la Via Crucis e altri oggetti sacri erano già passati, tra invii di cibo e biancheria. Si desiderava però una statua di Maria: e partì la richiesta, cifrata, nella lettera di un padre salvatoriano recluso a un suo superiore: i prigionieri, scrisse, «sentivano la mancanza della madre». Di rimbalzo, la richiesta arriva al vescovo Nathan: è un suo incaricato che, dopo qualche vana ricerca, incontra un altro padre salvatoriano, il quale per combinazione ha da parte «una bellissima statua in legno intagliata da un artista di Breslavia (Wroclaw, in Polonia)». Lo scultore è un certo E. Hoepker, e la sua opera, alta (qui viene detto) 1,10metri, è in origine destinata «al monastero dei Salvatoriani di Jägerndorf-Burberg (oggi Krnov, nella Repubblica Ceca)».

Ma da quel momento cambia, appunto, destinazione: avvolta in una coperta, trasportata nottetempo su una slitta, viene infine impacchettata e nascosta in un sacco «fissato sotto un camion», fino all’ufficio postale del lager di Dachau. Dove supera il controllo di due Blockführer: il primo è uno zelante burocrate, che eccepisce sul suo contenuto (né alimentare, né vestiario) e tiene la pratica in sospeso; il secondo, non trovando più il pacco «non autorizzato» tra i colli consegnati (era stato sapientemente trasferito nella cappella, in attesa di giudizio…), se ne disinteressa. Lasciando così ai frequentatori della cappella un gradito regalo per la Pasqua del 1943 e per i due anni a venire. «I figli sono sempre lieti e grati di essere accanto alla propria madre», fu il messaggio in codice fatto pervenire all’esterno, per confermare l’arrivo di Nostra Signora di Dachau. Che con questo appellativo fu invocata in una preghiera scritta dal prelato magontino Adam Ott, recitata per la prima volta il giorno della consacrazione, e approvata nel 1949.

Oggi il vescovo di Alba, Marco, ne rivolge una nuova, attraverso l’immagine della scultura che l’ha portata ad Alba. Disarmare l’odio, trasformare il dolore, e insieme non dimenticare, resta una missione alta e difficile, bisognosa di aiuto e comprensione.

Edoardo Borra

Associazione Girotti: la sera di sabato con il vescovo Marco Brunetti

«Sono passati due anni dal 6 marzo, data a partire dalla quale come associazione Beato Giuseppe Girotti abbiamo cercato di approfondire la conoscenza delle sofferenze patite nei lager nazisti e di come i superstiti hanno portato a conoscenza le sofferenze patite. La nostra attenzione è stata attirata da una statua della Vergine Maria nella baracca 26 del campo di sterminio di Dachau dove morì il giorno di Pasqua, primo aprile 1945, il nostro padre Giuseppe Girotti: da qui la decisione di affidare l’esecuzione di una copia ad Aldo Pellegrino», dice Renato Vai.

L’opera sarà benedetta dal vescovo Marco sabato 2 aprile alle 21 in San Giuseppe ad Alba. La cerimonia sarà accompagnata dal coro Stella Alpina e da letture che narreranno la vicenda della statua così venerata; sarà presentato il libro La Madonna di Dachau e Padre Girotti.

Il dialogo tra Langhe e Roero protagonista ad Alba: la XV edizione di "Roero Terra Ritrovata" sarà presentata nella chiesa di San Giuseppe
La chiesa di san Giuseppe
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