Martàss: una parola antichissima sul grande valore dell’attesa e dell’impazienza

Martàss: una parola antichissima che ha a che vedere con l'attesa e l'impazienza

ABITARE IL PIEMONTESE Siete mai stati impazienti che qualcosa cominciasse o finisse? Secondo me sì; specie di questi tempi credo anche di sapere l’oggetto dell’impazienza. Tra pandemia e guerra non manca certo la premura, soprattutto di una fine. Oppure incontrare una persona che da tanto o troppo tempo non vediamo. Questa settimana parliamo di un sostantivo forse adoperato meno rispetto a un tempo; i ritmi di vita e gli strumenti a disposizione fanno sì che possiamo raggiungere in breve tempo chi o cosa desideriamo. O almeno crediamo.

La parola è martàss. La lingua piemontese, fatta di infinite parlate locali, presenta un numero elevato di varianti: martàis, martèss, maitass, martòss, martòst, maiatass, maidatas, maitast, maitess, maitòstSi tratta, appunto, di attendere con ansia che qualcosa cominci o finisca: premura, forte desiderio, impazienza. In altre parole è quando non si vede l’ora… Il campo semantico ci ricorda quanto questa parola sia estremamente collegata alle emozioni umane. ȓ’heu martàss che ȓa pianto lì (ho premura che la smettano).

Da dove può arrivare una parola così particolare, umana? Il Repertorio etimologico fa presente che il sostantivo è tratto con forte alterazione della locuzione mai tòst (più tosto); dal latino magis (più, maggiore) e tostum (presto). Participio passato forte di torrere (arrostire, tostare), che nelle parlate romanze subisce vari trapassi semantici: da quello originale a sodo, duro, come ciò che è stato tostato in senso figurato deciso, gagliardo, ostinato, e all’avverbio sùbito, rapidamente; così agisce chi è deciso e tenace e tosto. Anche in altre parlate galloromanze sono presenti composti simili, com per esempio in francese: à bientôt (presto), aussitôt que (non appena).

Attenzione, però, a non confondere martàss con la parola gòi, sensazione di gaudio e gioia provato da una persona. Se infatti diciamo ȓ’heu gòi ëd vogh-te significa che mi fa proprio piacere vederti; invece r’heu martàss ed vogh-te significa che non vedo l’ora di vederti, ne sono impaziente. Martàss ha dunque a che vedere con il grande valore dell’attesa e come la si affronta.

Paolo Tibaldi

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