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Un’abitazione in grado di imprigionare il sole

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Una della case della Sarotto group

AMBIENTE Una delle parole più lette a inizio 2022 è l’allarmante caro bollette. L’aumento del prezzo dell’energia elettrica al quale stiamo assistendo deriva soprattutto dall’aumento del gas.
«Oggi il sistema Italia dispone di poco meno del 50% di energia prodotta da gas e altrettanta deriva da forme diverse», spiegava nelle settimane scorse Nicola Lanzetta, direttore per l’Italia di Enel. Così, «all’aumentare del costo del gas incrementa il prezzo di produzione dell’energia elettrica. L’Italia peraltro importa il 90% del gas: la soluzione al caro bollette è dunque l’utilizzo delle energie rinnovabili». Oltre a giovare da un punto di vista economico, queste ultime sono fondamentali per ridurre l’impatto ambientale. Tra l’altro vivere in modo ecologico è necessario ma pure possibile, a partire da un luogo simbolo: la casa. Da tempo, nel campo dell’edilizia, c’è chi si occupa di progettare e costruire edifici, riducendone l’impatto ambientale e puntando a migliorare la qualità della vita.

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Mauro Sarotto

Per capire come sia concepita un’abitazione sostenibile ed ecologica, abbiamo intervistato Mauro Sarotto, amministratore delegato di Sarotto group, un’azienda con sede a Narzole, nata negli anni Sessanta. Spiega Sarotto: «Il Comune di Narzole, di cui mio padre era assessore, nel 1981 organizzò un’équipe di volontari per portare soccorso alla popolazione di un paese terremotato dell’Irpinia: si doveva realizzare una casa prefabbricata». Al suo ritorno, mio padre decise di puntare sulla costruzione di abitazioni prefabbricate. Così, un anno dopo, realizzò la sua prima costruzione, cui seguirono esperienze sempre più orientate a una maggior efficienza energetica». Tra il 2007 e il 2008 l’azienda ideò, progettò e realizzò un modello di casa passiva sostenibile. E, oggi che i vari bonus e il caro energia orientano il consumatore verso l’utilizzo delle fonti rinnovabili applicato all’abitare, una biocasa – il cui costo si aggira intorno ai 1.600euro al metro quadrato – può attrarre nuove sensibilità.

Come nasce il termine biocasa, Sarotto?

«Le biocase prendono il nome da un progetto che nasce con l’idea di sfruttare al massimo l’energia solare tramite alcune tecniche bioclimatiche. L’orientamento dell’edificio viene relazionato al sole, sia in termini attivi che passivi, attraverso le vetrate che creano l’effetto serra, e l’uso del fotovoltaico. Questo design bioclimatico ottimizza il comfort e minimizza l’utilizzo di mezzi meccanici, integrando l’impiego delle fonti rinnovabili. Gli edifici sono isolati, consumano poco e le energie necessarie sono prodotte da impianti a elevata efficienza».

Quando nasce il progetto?

«Nel 2005 andai in Germania, dove il fotovoltaico era già molto diffuso. Tornato in Italia decisi d’installare un impianto fotovoltaico per produrre energia per l’azienda e iniziai ideare un edificio sostenibile. Il design dell’abitazione intendeva utilizzare l’energia solare, con un tetto costituito da un’ampia falda inclinata di 35 gradi, orientata a sud. Nel 2006 depositai il brevetto della biocasa e nel 2007 presentai ufficialmente il progetto. In seguito partecipai a un bando regionale per edifici ad alta efficienza energetica: nacque così la prima biocasa a Narzole, presso l’azienda Sarotto, che per due anni divenne un luogo espositivo, a disposizione della Regione Piemonte».

Perché le biocase hanno un basso impatto e riducono i consumi?

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Una della case della Sarotto group

«Sono edifici che hanno bisogno di poca energia, che viene dalle fonti rinnovabili. Le abitazioni di questo tipo, oltre a un basso costo di gestione, hanno un elevato comfort: conservando le energie rimangono calde, senza sbalzi di temperatura e senza dispersione. Già all’epoca del primo progetto pensammo di eliminare l’uso del gas, optando per le piastre a induzione in cucina. I recenti ecobonus hanno incentivato questa transizione, inducendo a un miglioramento degli edifici. Puntare sulle energie rinnovabili è una scelta migliore rispetto a un rubinetto aperto con altri Paesi. Bisogna investire all’interno per tendere all’indipendenza energetica e le soluzioni possibili sono molte: il fotovoltaico, l’eolico, l’idroelettrico. Ogni persona, ogni famiglia, ogni Comune, ogni azienda, può essere il tassello per il cambiamento».

Giorgia De Carolis

A breve una muratura ecologica e ignifuga a base di scarti di riso

AMBIENTE  Sarotto, mentre i costi per l’energia aumentano e si parla anche di razionamento, chi sceglie in questo momento di vivere in una casa ecosostenibile?

«Negli anni le persone si orientano sempre di più verso le case ad alta efficienza, sia per una presa di coscienza collettiva sia per le nuove normative».

Al momento l’azienda sta lavorando a nuovi progetti?

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Abitazione realizzata con la paglia

«Il nostro obiettivo è utilizzare materiali d’origine naturale. Questi materiali sono anche biodegradabili, quindi oltre alla sostenibilità entra in gioco la durabilità. A partire dal 2018, collaborando con il Politecnico di Torino, abbiamo approfondito la ricerca sull’uso di scarti agricoli per realizzare una muratura ecosostenibile. Oggi questo progetto è quasi pronto e nel 2022 introdurremo un nuovo prodotto, totalmente biologico e durabile, resistente all’acqua e al fuoco. Abbiamo utilizzato un legante naturale che, insieme alla lolla di riso (il rivestimento protettivo dei chicchi del riso) e all’aria, crea un amalgama utilizzato per realizzare murature con elevate capacità termiche e non soggetto alle marcescenze. La lolla di riso è un’ottima alternativa, perché oltre a essere naturale consente di recuperare un materiale di scarto locale che possiede qualità vantaggiose grazie alla presenza del silicio».

g.d.c.

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