IL VIAGGIO Un uomo raccoglie l’elemosina a pochi passi da piazza Michele Ferrero, mentre una ruspa spacca le pietre in vista dell’ennesimo rifacimento della piazza nel cuore di Alba. La spesa per l’estetica urbana contrasta con il volto dell’anziano che porge la mano ai passanti, nascosto da una lunga barba ma segnato dalla vita di strada. Eppure è allegro, parla di sé con chi si ferma. Scambia due parole e in molti gli danno qualche euro: ispira fiducia.
LA CITTADELLA SOLIDALE
A pochi passi c’è il centro gestito dalla Caritas diocesana, che accoglie altri senzatetto come lui. Non avrebbero altro posto in cui stare, se non nel parco del Tanaro o per strada. Ma la struttura di via Pola non è che una piccola parte del mondo dell’accoglienza nostrana. Come ha spiegato Giovanni Montani, referente della comunità Laudato si’- Gazzetta d’Alba – gruppo che s’impegna per l’ecologia e la giustizia sociale – nelle Langhe e nel Roero «sono almeno 200, secondo i dati Caritas, le persone senza fissa dimora o prive di una casa sicura. Si tratta di un numero elevato ma con ogni probabilità sottostimato, visto che una gran parte del problema resta sotterraneo e di difficile quantificazione. Se a queste 200 persone aggiungiamo le circa 500 famiglie seguite dall’Emporio solidale – la struttura di corso Cillario che offre generi alimentari a persone in stato di difficoltà – emerge l’immagine di un territorio che è abitato da molte persone fragili, che non riescono ad arrivare a fine mese, anche se un tetto, magari precario, loro lo possiedono».
POPOLO SENZA FISSA DIMORA
In futuro le cose potrebbero peggiorare per due ordini di ragioni. Prima di tutto, prosegue Montani, «la guerra in corso sta mutando gli assetti di mercato: molti Paesi dell’Africa del Nord si nutrono grazie al grano ucraino. A causa del conflitto in corso le materie prime scarseggeranno e milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare, arrivando in Italia e in Europa in cerca di aiuto. Per un territorio che dimostra ampie resistenze in fatto di accoglienza, questa situazione potrebbe risultare critica e dovremo trovare modalità inedite per venire incontro agli individui in difficoltà». Il popolo dei senza fissa dimora potrebbe dunque crescere anche nel territorio di Langhe, Monferrato e Roero. Si tratta di persone che non vengono raccontate (anche se Gazzetta d’Alba lo sta facendo da molti anni), che sovente passano sotto il silenzio mediatico e politico. Famiglie o individui che non potendo mangiare, curarsi e costruire reti sociali strutturate si ammalano più facilmente, cadono con maggior probabilità in dipendenze da alcol e sostanze stupefacenti, risultano a maggior rischio d’insorgenza di malattie psichiatriche e di devastante solitudine. Dentro i loro corpi e le loro menti incorporano l’iniquità sociale del mondo: non sono vulnerabili, ma resi vulnerabili.
EMERGENZA CASA
L’emergenza abitativa non riguarda solo le persone in grave indigenza, ma anche chi può contare su risorse economiche minime, eppure insufficienti per pagare un affitto mensile. La pandemia da Covid-19 e le politiche del Governo di Mario Draghi non sembrano aiutare queste fasce sociali, che crescono a livello numerico e ogni giorno devono affrontare problemi inediti. Per fare chiarezza sul tema dell’abitazione l’istituto di ricerca Ires Piemonte a fine aprile ha pubblicato una ricerca dal titolo 10 numeri sulle case popolari in Piemonte, documento che per la prima volta immortala il complicato settore della cosiddetta “edilizia residenziale pubblica” ovvero che si applica a quelle famiglie che vivono in alloggi a canone d’affitto agevolato. Per ottenere le abitazioni bisogna partecipare ai bandi periodici emanati dai Comuni e avere un Isee inferiore ai 21mila euro, ovvero risultare in uno stato di significativa povertà. Gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sono attualmente 52mila in Piemonte, per un totale di oltre 45mila assegnatari. La disponibilità media risulta di 3,4 alloggi ogni 100 famiglie residenti, ma in provincia di Cuneo la media scende a 2,1. La Granda si rivela cioè un territorio con scarsa disponibilità di soluzioni per le fasce deboli, di fatto condannando molti nuclei alla precarietà esistenziale. Inoltre, gran parte di questo patrimonio immobiliare ha almeno 40 anni di vita e ha ricevuto poche ristrutturazioni: situazione che costringe gli inquilini a vivere in abitazioni sovente fatiscenti, con problematiche multiple dal punto di vista della manutenzione.
LA PIAGA DEGLI SFRATTI
Un altro problema riguarda la scarsa disponibilità di nuovi alloggi a fronte di un aumento delle famiglie deboli: le abitazioni libere ogni anno in Piemonte sono scarse: 1.800 nel 2019 e 1.600 nel 2020, meno del 3% dello stock, e risultano in calo negli ultimi anni. Le cause sono molteplici: scarso turnover degli assegnatari, permanenze elevate e occupazioni con sopravvenuta irregolarità, caratteristiche degli alloggi talvolta inadeguate alla domanda e necessità di riadattamenti o ristrutturazioni degli stabili, riduzione delle entrate da destinare alle manutenzioni. I ricercatori dell’Ires (Istituto per ricerche economiche e sociali del Piemonte) pongono poi l’accento su chi, pur avendo diritto a canoni agevolati, non riesce a saldare il debito e rischia di tornare per strada: «Gli sfratti sono stati sospesi per la pandemia, ma nel 2019 erano oltre 2.500 in regione; la revoca della sospensione ha portato la cifra a salire a oltre 6mila». Lo sfratto è lo stadio ultimo di un processo di sfaldamento delle protezioni esistenziali, un evento che può condannare a sviluppi drammatici l’individuo: per questo motivo è molto importante trovare soluzioni urgenti a livello politico e sociale.
ALLOGGI SFITTI AD ALBA
Da ultimo parliamo di domande inevase ovvero persone che avrebbero diritto all’assegnazione di un alloggio popolare, ma che ne rimangono sprovviste a causa della mancanza di immobili. La lista d’attesa sabauda arriva nel complesso a toccare quota 16mila. Solo ad Alba sono oltre 200 le persone che non riescono a ottenere le agevolazioni abitative di cui avrebbero bisogno. Un dramma sociale che perdura e sembra destinato ad ampliarsi, con condizioni socioeconomiche generali sempre più critiche. Ha spiegato l’assessora albese alle politiche sociali, Elisa Boschiazzo: «Con la recente variazione del bilancio comunale abbiamo inserito circa 600mila euro per l’acquisto di abitazioni nella frazione Piana Biglini: si tratta di 11 minialloggi utilizzabili per le fasce deboli». L’intervento tuttavia non sarà sufficiente a coprire il bisogno esistente. Aggiunge Boschiazzo: «Uno dei principali problemi che ci troviamo ad affrontare è quello dell’esistenza in città di migliaia di alloggi privati, che potrebbero essere affittati ma rimangono vuoti: i proprietari preferiscono non locarli per paura di non ricevere il pagamento del canone mensile. Un vero problema sociale, che stiamo cercando di risolvere. Per quanto riguarda le persone senza fissa dimora, devo dire che parlando solo di Alba – escludendo quindi il territorio circostante – il numero di persone non è elevato e con loro stiamo tentando percorso di reinserimento sociale».
LA POVERTÀ SOTTOTRACCIA
Per avere un’idea della difficoltà che le famiglie sono costrette ogni giorno ad affrontare, a fine aprile Altroconsumo ha pubblicato una ricerca di livello nazionale in cui osserva un incremento sostanzioso dei prezzi dei beni alimentari: si va dal +43% dell’olio dei semi di girasole (pare a causa del conflitto tra Russia e Ucraina, dove si produce) fino al +4% del caffè in polvere o all’11% dell’olio extravergine, a cui si aggiungono, per esempio, il +7,4% dello zucchero e il +16% delle zucchine. Ha spiegato Federico Cavallo, responsabile delle relazioni esterne di Altroconsumo: «Questi numeri preoccupano, perché i rincari che abbiamo osservato riguardano prodotti alimentari di base nella spesa delle famiglie. La guerra in Ucraina ha sicuramente impattato, ma gli aumenti sono stati registrati da prima e gli effetti sono più incisivi rispetto a quelli che giustificherebbe il conflitto». Aggiunge Cavallo: «I consumatori si trovano a fronteggiare una vera e propria “tempesta perfetta” nella quale rincari su energia, carburanti e alimentari si sommano e finiscono per impattare gravemente sulle fasce a medio e basso reddito, già impoverite nell’ultimo anno. Per questo chiediamo alle istituzioni il massimo impegno per fronteggiare questa situazione e, soprattutto, i suoi possibili effetti in termini di povertà energetica e alimentare. Crediamo che di fronte a una simile emergenza vadano rifinanziati con risorse aggiuntive i bonus spesa per le fasce bisognose e venga estesa la platea dei beneficiari, alzando la soglia Isee a 20mila euro e assicurandosi che il meccanismo di erogazione sia efficace nel garantire questo importante supporto».
Matteo Viberti