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Ipotesi Bo alla guida della provincia Granda

Ipotesi Bo alla guida della provincia Granda

IL COLLOQUIO Mentre l’ex premier Mario Draghi pronunciava il suo discorso al Senato, mercoledì scorso, aprendo al bis chiesto dal Paese intero per poi capitolare poco dopo, Carlo Bo confidava a Gazzetta d’Alba il suo pensiero sul Governo ancora in carica: «È follia pura fare cadere l’Esecutivo a otto mesi dalla conclusione della legislatura, in un contesto tanto difficile». Le cose, a livello nazionale, sono poi andate molto diversamente rispetto a quanto gli italiani e Bo avevano mostrato di volere, consegnando il Paese alle elezioni e stracciando la credibilità acquisita grazie all’impegno del banchiere internazionale.

Anche il sindaco di Alba, che aveva «convintamente sottoscritto il documento dei quasi duemila sindaci italiani a sostegno del presidente Draghi», si trovava peraltro nei medesimi giorni a fare i conti con la sua riottosa maggioranza, tanto che il giorno successivo, giovedì 21, dopo averle annunciate più volte, Marco Marcarino consegnava le proprie dimissioni, lasciando al giovane leghista Lorenzo Barbero assessorati pesanti e delicati, come la Polizia municipale, l’ambiente, le attività produttive. E c’è di più nei retroscena di palazzo, perché si scommette pure sull’addio di Carlotta Boffa, da tempo incerta nel ruolo di delegata alla cultura e vicesindaca.

Bo non lo ammette, ma non è difficile ipotizzare possa essere stato quasi sollevato alla notizia, dopo mesi di tira e molla, uscite eclatanti da smentire e scarso impegno da parte di Marcarino, il quale resta comunque il rappresentante cittadino della Lega di Matteo Salvini, il partito che, insieme a Forza Italia e al Movimento 5 stelle, pare avere consegnato il Paese a Giorgia Meloni. Così, a chi gli chiede se si ricandiderà per la poltrona albese più importante alle prossime elezioni, Bo non offre certezze, quasi un’implicita ammissione delle difficoltà che ha dovuto affrontare in questi anni, con ben pochi assessori su cui contare davvero. Uno spiraglio per la sua permanenza in piazza Duomo in verità s’intravede nelle parole del sindaco, visto che è ormai chiaro invece il suo posizionamento nella corsa alla presidenza della Provincia di Cuneo di settembre, uno scranno a cui è chiamato un primo cittadino.

Il sindaco di Alba – che, anche grazie al rapporto fiduciario instaurato con l’ex presidente cuneese Federico Borgna ha portato a casa il terzo ponte sul Tanaro con i fondi Crosetto, da anni in attesa (e, per altre strade, i milioni necessari al completamento della tangenziale Est) – in verità non sembra avere di fronte una corsa facile nemmeno per la guida della Granda, poiché se la gioca con fior di concorrenti. Non è detto, però, che nell’attuale scenario del Paese, la scelta non ricada su un uomo moderato, albese, capace di unire al di là degli steccati di partito, come la figura di Bo – centrodestra non troppo spinto – suggerisce. Peserà certamente la posizione che vorrà assumere il governatore del Piemonte Alberto Cirio, il quale ha giocato e gioca un ruolo rilevante per Albese e Cuneese, un territorio d’eccellenza grazie alla volontà della sua gente, ma sempre in difficoltà per le sue storiche arretratezze infrastrutturali.

Proprio su questo tasto, sostenuto da Cirio, batte Carlo Bo: «Sono molto ottimista per l’Asti-Cuneo. Confido che non ci saranno problemi per l’ultimo tratto e si lavorerà in continuità con il cantiere oggi attivo». Non aiuterà, nell’Italia delle crisi di Governo più pazze del mondo, il fatto che tre ministeri debbano ancora dire l’ultima parola, ma ci auguriamo che il sindaco abbia ragione. Bo, peraltro, si dice convinto anche della scelta operata per la casa della salute al San Lazzaro, «che sarà realizzata con fondi privati, senza ricorrere al Piano nazionale di ripresa e resilienza – allungherebbe i tempi senza fornire denari sufficienti –, dando fiato a un intero quartiere. Entro l’autunno si dovrebbe definire l’operatore, poi si inizierà nel concreto a lavorare, realizzando uno spazio di prevenzione fondamentale per Alba, dove sarà avviato, in attesa della realizzazione della sede alla Maddalena, anche il corso di laurea in scienze infermieristiche».

A meno di due anni dalle prossime amministrative Bo racconta di piazza Ferrero («Diventerà una peculiarità artistica e un’attrazione per la città»), dell’arredo urbano per il centro storico, della realizzazione della rotonda di Scaparoni, dei successi della raccolta differenziata, della nuova conformazione della zona H, con la nascente caserma dei Vigili del fuoco e lo spazio dedicato alle persone disabili e ai giovani. In una città che ha un avanzo di amministrazione disponibile da cinque milioni di euro e che incassa un milione e 200mila euro di multe l’anno, «sono convinto che, grazie al rapporto sottoscritto con il territorio, lavoreremo bene», assicura, mentre mette in soffitta «lo straordinario successo di Collisioni» e si accinge ad accogliere il Forum mondiale sul vino di settembre, anticipazione della più importante manifestazione dell’anno, la Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba.

Certo, la questione della gestione dell’acqua – in un frangente climatico molto delicato – non è stata risolta e Alba e il territorio sono da mesi in cerca di un accordo per mantenere in piedi la situazione attuale, pur confluendo in Cogesi (il consorzio provinciale per i servizi idrici già partecipato da Acda, Alac, Calso, Sisi e Infernotto); inoltre, ci sono albesi che lamentano problemi, ma è indubbio che la capitale delle Langhe denoti un dinamismo inedito rispetto alle città consimili, anche in tempi di rinnovata emergenza pandemica.

Maria Grazia Olivero

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