Omlat: la prima asta non ha avuto offerte

Nubi all'orizzonte per la Omlat di Ceresole: l'azienda avrebbe chiesto il concordato preventivo
Lo stabilimento Omlat di Ceresole d'Alba

CERESOLE D’ALBA La decisione sul futuro di Omlat slitta, con tutta probabilità, a settembre: l’asta fallimentare indetta dai giudici del Tribunale di Asti e tenutasi il 23 giugno è andata deserta.

La conferma arriva da Domenico Calabrese: il delegato della Cgil-Fiom segue da vicino la vicenda, nella quale sono implicati i 41 dipendenti del sito produttivo, dal quale dipende anche la controllata Comett di Corneliano: «Dalle indicazioni ottenute sappiamo che l’asta è andata a vuoto. Ci sarà una nuova istanza, ma dovremo attendere, con tutta probabilità, la ripresa delle attività dopo la pausa estiva», spiega. Moderato ottimismo trapela dalle sue dichiarazioni sul futuro dell’azienda: «Confidiamo in una risoluzione durante la seconda gara per l’acquisto, a condizione che gli imprenditori garantiscano gli attuali livelli di occupazione».

La lunga crisi dell’azienda di via Carmagnola, si era conclusa con il fallimento, dichiarato dal Tribunale di Asti il 3 febbraio, la nomina dell’avvocato astigiano Giorgio Todeschini a curatore fallimentare – supervisionato dal magistrato Marco Bottallo – e l’apertura dell’esercizio provvisorio con la facoltà, per i creditori, di insinuarsi nel passivo dell’azienda. La vendita all’asta, sancita a giugno era stata l’ultimo capitolo della storia aziendale: tre milioni e seicentomila euro il prezzo stabilito per l’intero complesso, con stabili e macchinari, oltre a 41 contratti di lavoro a tempo indeterminato. Massimo il riserbo, da parte del dirigente Cgil-Fiom, circa la mancanza di proposte d’acquisto, «non abbiamo alcuna indicazione», commenta. Raggiunto telefonicamente, il curatore fallimentare ha invece comunicato di non voler rilasciare dichiarazioni in merito alla questione.

Dennis Bellonio e Davide Gallesio

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