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A Boves fra echi resistenziali, castagneti e resti medievali, verso il bric Berciassa

A Boves fra echi resistenziali, castagneti e resti medievali, verso il bric Berciassa
Boves

ITINERARI ESTIVI Approdare a Boves, provenendo da Cuneo significa ripercorrere un capitolo al contempo luminoso e tragico della storia nazionale: la strada che ci conduce, fra placidi castagneti adagiati sulle colline alle falde della Bisalta, verso i 960 metri di quota del bric Berciassa, è la stessa percorsa da quei militari della IV armata che, ripiegati in Italia dalla Francia meridionale, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 non si arresero ai tedeschi e diedero vita, proprio in Val Colla, a una delle prime formazioni partigiane attive nella Granda.

Sulla stessa direttrice si mossero, la mattina del 19 settembre 1943, anche i reparti delle Waffen Ss al comando del maggiore Joachim Peiper, incendiando, per rappresaglia, 350 case e uccidendo 25 persone.

Noi lasciamo l’auto alle porte del paese, percorriamo a piedi corso Bisalta, un rettifilo dominato dai dolci rilievi che dividono il paese dal santuario di Fontanelle: svoltiamo a destra in via Cerati e, poche centinaia di metri più in là infiliamo, piegando di nuovo a destra fra le case, via Rana. Appollaiate su una cornice panoramica scorgiamo le rovine del castello, un rimando alle vicissitudini medievali del centro di Bovino, dipendenza della vicina abbazia di San Dalmazzo di Pedona, appartenuto, secondo gli storici locali, anche agli eredi del leggendario marchese Aleramo. Il tracciato pianeggiante lascia presto spazio alle salite: la vista si amplia e riusciamo a scorgere, in lontananza, località Prato del soglio, sullo spartiacque con Roccavione. Un paio di svolte e dinnanzi a noi si para il santuario di Sant’Antonio, costruito nel 1647 per invocare protezione contro le invasioni di francesi e ispano-imperiali: sulla facciata trovano spazio le lapidi dedicate ai sacerdoti Giuseppe Bernardi e Mario Ghibaudo, vittime dell’eccidio nazista del 19 settembre 1943, proclamati beati da papa Francesco nei mesi scorsi. Percorriamo i pochi gradini verso la chiesa, svoltiamo a destra e ci lasciamo alle spalle l’edificio, una terrazza panoramica sull’abitato, e saliamo verso la località Pasturone, seguendo le paline indicative.

Arrivati a una piccola sella, proseguiamo sul tracciato asfaltato a destra, immergendoci, oltrepassate alcune abitazioni isolate, fra i castagneti: sarà proprio “l’albero del pane” ad accompagnarci durante la nostra risalita verso il picco, sospeso fra le Valli Colla e Vermenagna. Il tracciato curvilineo della strada permette di isolare, fra i boschi, vecchie cascine e seccatoi per le castagne: poco oltre tetti Bellone inforchiamo, a sinistra, una pista in salita; poche centinaia di metri e il sentiero si divide.

Seguiamo, a destra, le indicazioni per il bric Berciassa, tagliando nel bosco: la traccia è ripida e richiede qualche attenzione; durante la risalita le essenze arboree attorno a noi mutano. Poco alla volta i castagni lasciano spazio ai pini e ai carpini: il suolo si fa roccioso, indicando l’appressarsi del picco. Ci arriviamo dopo una mezz’ora di scalata, passando per il bric della Bercia: l’ultimo tratto lo percorriamo quindi sulla roccia nuda e, ad attenderci, in cima, troviamo un pilone votivo, anticamera alla visuale che abbraccia i monti delle Valli Gesso e Vermenagna, Borgo San Dalmazzo e l’intera città di Cuneo.

Il tempo di qualche scatto e un veloce pranzo poi volgiamo le spalle alla vetta e discendiamo per la stessa strada dell’andata, fino ad approdare al pilone della Bercia, con i suoi affreschi dedicati a sant’Antonio. Proprio accanto si diparte, in salita, il sentiero verso il Pilone della battaglia.

La costruzione ricorderebbe la vittoria riportata dagli eserciti di Asti, di Genova e del marchese del Monferrato sulle truppe di Carlo I d’Angiò che avevano invaso l’Italia nel Duecento.

Arrivati al poggio intraprendiamo la discesa attraverso i castagni: il sentiero approda a una spianata panoramica, prima di discendere il fianco della collina. Passiamo vicino a una segheria: una tappa alla fontana sottostante e continuiamo a scendere, seguendo il tracciato palinato, fino a tornare sull’asfalto, in via Cerati.

INFORMAZIONI UTILI

Boves dista dall’Albese poco più di 50 chilometri. Per raggiungere il Comune ai piedi della Bisalta, partendo dalla capitale delle Langhe si deve imboccare la strada provinciale 7 e procedere alla volta di Bra. Raggiunto il centro cittadino seguite le indicazioni per Cervere e Fossano. Prima di arrivare alla città degli Acaja svoltate sulla tangenziale, in frazione Santa Lucia: vi permetterà di evitare il centro e arrivare sulla provinciale verso Centallo e Cuneo. Qui il passante Est-ovest ci immette sulla Bovesana e all’abitato.

Davide Gallesio

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