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Adesso Dio salvi l’Inghilterra. E non solo

È morta Elisabetta II regina d'Inghilterra. Alba le consegno il tartufo dell'anno nel 1959

POLITICA INTERNAZIONALE Alla Regina Elisabetta II dobbiamo riconoscenza, non solo per la coerenza dimostrata in oltre settant’anni di regno, ma anche perché la sua scomparsa ci ha liberati, per qualche momento, da un’informazione straripante sulle fibrillazioni di una sciagurata campagna elettorale di cui avremmo fatto volentieri almeno.

Ma la morte della regina non cancella i problemi che ha il suo Paese e con esso quelli dell’Europa, Italia compresa.

I nostri problemi, numerosi e complicati da risolvere, li conosciamo e non ci illudiamo che il futuro governo, qualunque esso sia, ne arriverà facilmente a capo. Sul tavolo ci sarà il proseguimento dell’invasione russa in Ucraina, la crisi energetica in parte a questa collegata, e una crisi economica che viene da lontano e che due anni di pandemia hanno contribuito ad aggravare. Per non farci mancare niente, si profilano in Italia non pochi nervosismi in vista di un’eventuale riforma costituzionale e i rischi da molti segnalati, anche dai nostri partner Ue, di logoramento della democrazia e dell’adesione al progetto di integrazione europea.

Non consola, anzi aumenta le preoccupazioni, che anche l’Unione e i suoi Paesi membri vivano giorni difficili. L’esito delle elezioni l’11 settembre in Svezia e il 1° ottobre in Lettonia sono un messaggio per l’UE, alle prese con l’impresa non facile di mantenere la relativa compattezza dimostrata finora dopo l’invasione russa, non solo sul versante militare ma anche su quello, forse più esposto, dell’economia e in particolare di una solidarietà sul fronte caldo della politica energetica.

Il sostegno ricevuto dalle Istituzioni comunitarie dal motore franco-tedesco, indebolito dalle vicende della politica francese e dalle incertezze del cancelliere tedesco, potrebbe non bastare quando sarà anche venuto meno l’efficace affiancamento garantito dal governo Draghi.

In questo contesto si inseriscono anche i recenti eventi britannici, la scomparsa della regina e l’arrivo di un nuovo Premier conservatore, marcatamente di destra e senza grande carisma, come Liz Truss. La nuova primo ministro riceve in eredità da Boris Johnson un Paese in declino, con un’economia in crisi, la più alta inflazione in Europa e alle prese con le conseguenze dell’azzardo di Brexit, in particolare a proposito delle frontiere future dell’Irlanda del Nord e le spinte verso la secessione della Scozia.

Per l’Unione Europea non è una buona notizia: si annunciano nuove tensioni in prospettiva tra le due sponde della Manica, che nel contesto della guerra in Ucraina vedono la Gran Bretagna rafforzare la linea dura, anche militare, nei confronti della Russia.

C’erano una volta la Svezia e il Parlamento europeo
Franco Chittolina, sociologo, ha lavorato per 25 anni nelle istituzioni europee

Intanto al suo interno l’Ue fatica a trovare un’intesa sull’avvio di una politica energetica comune. È stato il caso nel recente Consiglio dei ministri dell’energia, dove alcuni primi passi aprono spiragli che fanno bene sperare su progressi per una decisione relativa ad un “tetto europeo” al prezzo del gas, purtroppo ancora rinviata.

Tutto questo dovrà fare i conti con un’opinione pubblica inquieta che potrebbe ridurre il consenso alla politica di solidarietà dell’Ue verso l’Ucraina sotto la pressione crescente di forze politiche nazional-populiste, sia sul fronte europeo che su quello nazionale. Resta l’incubo di una “linea Maginot” europea che, simile a quella francese sfondata nella Seconda guerra mondiale, possa cedere sotto l’aggressione esterna della Russia e quella interna di una rottura di solidarietà tra i Paesi Ue. Non siamo ancora a questo, ma nemmeno troppo lontani.

 

 

Franco Chittolina

 

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