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Aumentano le attese al Pronto soccorso di Verduno

Pronto soccorso
Foto di repertorio

VERDUNO Tra 150 e 200 passaggi al giorno: è questa la media di ingressi al Pronto soccorso dell’ospedale Ferrero. Per il direttore generale dell’Asl Cn2 Massimo Veglio «si tratta di una cifra superiore rispetto a quella che era stata preventivata e che aveva portato a una definizione specifica degli spazi, che non risultavano più funzionali per questo motivo». Così, nelle scorse settimane, il pronto soccorso al quinto piano è stato interessato da una serie di interventi, che è arrivata ora alle sue battute conclusive.

«In sostanza, sono due i cambiamenti principali: in primo luogo, è stata realizzata una nuova camera attrezzata per l’osservazione dei pazienti per i quali non è ancora stato deciso il ricovero o meno. Esiste già l’Obi, che è un ambiente diverso, dal momento che è destinato a coloro che rimarranno almeno un giorno in osservazione: così avremo due camere diverse, ciascuna con la propria finalità. Ci sono cambiamenti in arrivo anche per la sala d’attesa, con la realizzazione di una nuovo ambiente dedicato agli accompagnatori. Ci sarà così la visuale diretta sulla stanza nella quale attendono i pazienti in attesa già registrati, ai quali cioè è già stato assegnato un codice. Avremo così spazi più ampi e comodi, per una migliore organizzazione».

Nelle ultime settimane sono pervenute a Gazzetta alcune lettere da pazienti del pronto soccorso del Ferrero, che hanno sollevato il problema dei tempi di attesa troppo lunghi, come nel caso di una donna costretta ad attendere nove ore per due punti. «Abbiamo letto con attenzione le segnalazioni e abbiamo analizzato i singoli casi. Se guardiamo al nostro pronto soccorso, la carenza di personale non è certo una novità ed è legata alla grave mancanza di medici urgentisti: ci servirebbero almeno sei medici di più in organico, ma i concorsi vanno puntualmente a vuoto».

Prosegue Veglio: «L’estate peggiora ancora di più la situazione, tra ferie e disponibilità ridotte. Esiste poi un altro livello del problema, cioè il fatto che continuino a rivolgersi al pronto soccorso persone che potrebbero essere seguite e curate dai medici di famiglia, a livello territoriale. Il pronto soccorso dovrebbe essere un presidio esclusivamente per le urgenze».

Il problema è che spesso anche la comunicazione con i medici di famiglia non è semplice: «Oggi è evidente la mancanza di un livello intermedio di presa in carico, per dare risposte a quelle situazioni non urgenti ma che necessitano comunque di un intervento: purtroppo non si possono trovare soluzioni da un giorno a un altro, anche se il problema è noto». 

Francesca Pinaffo

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