Ultime notizie

Gianni Gagliardo ci guida tra i segreti delle Langhe

L’Unesco lancia l’ultimatum sul lavoro in vigna

IL LIBRO Edito da Cairo, è ancora fresco di stampa il libro di Gianni Gagliardo I segreti delle Langhe, «un tour cultural-amoroso» con una guida d’eccezione, il fondatore della nota cantina di La Morra, scritto «per fare scoprire i tesori di un territorio unico al mondo». Basta leggere i titoli dei capitoli per rendersi conto dell’itinerario, pensato per «restituire qualcosa al luogo che ci dà la possibilità di fare questo mestiere», il produttore di vino, appunto: Sono nato langhetto e morirò langarolo è il primo, poi (scegliamo non a caso): Se i tartufi fossero stelle; Fenoglio scommetteva al balon, I nuovi guardiani delle Langhe.

Sono argomenti che accompagnano il lettore nel cuore profondo del territorio Unesco in compagnia della voce narrante di un uomo innamorato di questa terra, a partire dalle sue fondamentali origini contadine.

Gianni Gagliardo ci guida tra i segreti delle Langhe
I segreti delle Langhe edito da Cairo

Spiega nella sua prefazione Aldo Cazzullo, albese, una delle firme più prestigiose del Corriere della sera: «I langhetti sono molto diversi da come gli altri italiani pensano i piemontesi. In particolare sono molto diversi dai torinesi. I torinesi sono o erano inquadrati: militari, operai, comunisti, preti sociali. I langhetti sono irregolari: scrittori, pokeristi, suicidi, trifolao, vignaioli. Sono artisti, parola che in dialetto indica una persona estrosa ma inaffidabile, appena un gradino sopra la lingera, il poco di buono che vive di espedienti. Alla fine, però, il vero segreto dei langhetti è l’umanità. È la capacità di lavoro, cioè l’entusiasmo di faticare».

La pensa così anche Gagliardo, il quale confida a Gazzetta d’Alba: «La Langa vive un ottimo momento. È un’isola speciale. Non c’è solo Barolo e tartufo, ma un enorme patrimonio naturale che – insieme a uomini di grande spessore – riesce a dare vita a una qualità molto elevata di prodotti. La mia generazione ha avuto la fortuna di avere vissuto la trasformazione dalle radici contadine all’ambizione di fare ottimi vini e di venderli nel mondo».

Negli anni Sessanta-Settanta, prosegue il produttore a commento del suo volume, «eravamo pronti, con il giusto desiderio di emergere, mentre il mondo stava iniziando ad avvicinarsi al vino. Centinaia di vignaioli diventarono ambasciatori del territorio a New York, in Giappone, nel Nord Europa: oggi il brand Barolo, Langa, Piemonte è in una fase di crescita diversa. Dobbiamo riflettere sul turismo che vogliamo, evitando di barattare la sacralità delle nostre colline ed esigendo rispetto da chi le visita. Per noi l’ospite è sacro, ma dobbiamo difendere un luogo speciale – il più bello del mondo, come mi dico ogni volta che torno da un viaggio –, anche di fronte a un’altra sfida epocale, quella del cambiamento climatico».  

La presentazione del libro si terrà giovedì 15 settembre alle 20.45 presso la sala Marianna Torta Morolin del teatro sociale Giorgio Busca. All’incontro, moderato da Alessia Ardesi, sarà presente l’autore Gianni Gagliardo in dialogo con il giornalista Aldo Cazzullo.

m.g.o.

Banner Gazzetta d'Alba