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Cercasi badanti disperatamente: il sistema pubblico non è pronto

Cercasi badanti disperatamente: il sistema pubblico non è pronto

TERZA ETÀ La domiciliarità – l’assistenza a casa – viene incentivata e presentata come un’alternativa per le famiglie che hanno anziani fragili o non autosufficienti, ma la realtà è diversa: mesi di ricerche per trovare un’assistente familiare, una badante come la si definisce comunemente, quasi sempre con il classico metodo del passaparola. Spesso nemmeno dopo settimane si arriva a una soluzione, perché non si trovano persone disponibili o perché ci si imbatte in addetti non idonei, per i motivi più diversi. Così, ci si ritrova smarriti, alle prese con un sistema in cui tutto rimane in mano all’iniziativa del singolo, per una ragione evidente: manca un sistema strutturato, capace di fornire risposte alle famiglie.

A sollevare il tema della carenza di badanti è proprio Marco Bertoluzzo, direttore del consorzio socioassistenziale Alba, Langhe e Roero: «Stiamo vivendo un’emergenza per la ricerca di assistenti conviventi: siamo amministratori di sostegno di una cinquantina di anziani soli che vivono nell’area, sperimentando grosse difficoltà per la ricerca di queste figure. Per alcuni casi, non troviamo persone qualificate disposte a convivere con l’anziano. E poi, tramite le famiglie che seguiamo, ci rendiamo conto di quanto il problema sia sentito e complesso da affrontare: di solito, le condizioni degli anziani peggiorano in modo rapido e ci si ritrova alle prese con una dimensione in cui non esiste un meccanismo strutturato di incontro tra domanda e offerta», spiega.

Da inizio anno, il consorzio socioassistenziale ha avuto in carico 1.312 anziani, assistiti a seconda del bisogno. Per esempio, 121 hanno ricevuto il contributo del fondo per la non autosufficienza, in 113 casi è stata attivata l’assistenza domiciliare e 66 hanno ricevuto un’integrazione per la retta in una struttura residenziale. Ma il discorso delle badanti viaggia a parte e i motivi per cui è più difficile trovare persone disposte a un’assistenza 24 ore su 24 potrebbero essere diversi: «Il Covid-19 ha segnato un cambiamento. La convivenza con un anziano non è semplice e forse molte lavoratrici si sono concentrate su occupazioni che offrono maggiore libertà o hanno cambiato settore».

Pure la socioassistenza si deve rivolgere alle agenzie

Le storie delle famiglie con anziani non autosufficienti si assomigliano tutte: si procede per tentativi, cominciando con il chiedere ad amici, conoscenti o vicini di casa. Una lettrice: «Per mio padre, ho cercato per settimane e alla fine ho trovato una badante, che dopo alcuni mesi ha lasciato il posto, perché ha trovato lavoro in un’azienda: ora siamo alla terza badante nel giro di sei mesi e speriamo di aver trovato la figura idonea».

C’è anche la questione del lavoro regolare: «Spesso ho incontrato persone che preferivano non essere regolarizzate, per arrivare a uno stipendio maggiore. Ma ho rifiutato, perché è un rischio troppo elevato», aggiunge. Secondo il contratto collettivo nazionale del lavoro domestico, una badante convivente può lavorare per un massimo di 10 ore al giorno, per 54 ore settimanali. Se la lavoratrice non è convivente, si parla di 8 ore al giorno, non consecutive, per un totale di 40 ore alla settimana, distribuite su 5 o 6 giorni. Ci sono poi contratti ancora diversi, per l’assistenza o la presenza notturna, per esempio.

Lo stipendio di base varia a seconda del livello di inquadramento: si va infatti da un minimo di 900 euro circa lordi al mese per chi è sul gradino più basso a più di 1.200 euro per chi ha una formazione specifica, più un’indennità di 178 euro. Ci sono poi il vitto e l’alloggio, oltre alla spese legate all’assunzione. Per una badante non convivente, si va da poco più di 6 euro lordi all’ora a poco più di 8 euro, per il livello più elevato, sempre rimanendo all’interno dei limiti orari previsti dalla legge. Spiega un’altra lettrice: «Alla fine, considerando i livelli contrattuali, per una badante non convivente, la spesa prospettata da un’agenzia albese mi è parsa buona, anche se ci siamo imbattuti in preventivi diversi: il vantaggio, comunque, è che, per quanto riguarda i giorni di ferie, di malattia o eventuali altri aspetti, l’agenzia garantisce una copertura, oltre a gestire tutti gli aspetti burocratici».

Commenta Bertoluzzo: «Anche noi, per quanto riguarda gli anziani non autosufficienti che abbiamo in carico come amministratori, per determinate fasce orarie ci affidiamo ad agenzie, che garantiscono il servizio. Ma la cifra rischia di essere troppo elevata per una famiglia. Senza dimenticare che, se un anziano non è autosufficiente e non ha un supporto familiare, serve l’assunzione di una seconda figura per coprire le ore di pausa e i giorni di ferie: in sostanza, considerando la turnazione di due lavoratrici, la famiglia arriva a spendere più di 2mila euro al mese. Senza contare il discorso della formazione e il fatto che spesso non si trovano figure idonee, perché manca un sistema strutturato».

Sul territorio, c’è anche chi si rivolge ad associazioni attive nel settore, ma si procede sempre a tentativi e non tutti sono a conoscenza delle varie opzioni. Allo stesso tempo, le altre forme di assistenza fornite dal pubblico non sono soddisfacenti, se si guarda al concetto di domiciliarità: «Abbiamo appalti attivi per la fornitura del servizio di assistenza con operatori sociosanitari, ma parliamo di un massimo di 6 o 10 ore alla settimana. Se si sommano tutti gli aspetti, è evidente che spesso il ricorso alla casa di riposo diventa l’unica soluzione, anche quando la persona sarebbe ancora gestibile a casa: sul fronte delle politiche sociosanitarie, il concetto di domiciliarità dev’essere ancora sviluppato. Stiamo lavorando in chiave di prevenzione, anche con l’ausilio della teleassistenza, per cercare di preservare il più possibile l’autonomia degli anziani che abbiamo in carico, ma questa non è la soluzione», conclude il direttore del consorzio.

La Rsa-Senior residence San Paolo inaugura il 3 dicembre

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La Rsa-Senior residence San Paolo

L’allungamento della vita e i progressi della medicina hanno reso molto più indipendenti gli ottantenni e i novantenni, che spesso hanno solo bisogno di un aiuto quotidiano per vivere in modo autonomo. E anche quando una persona non è più autosufficiente, è importante mettere sullo stesso piano la salute fisica, mentale e il benessere emotivo. Sono questi gli aspetti con cui oggi si trova a fare i conti il comparto socioassistenziale.

Se le residenze per anziani sono presidi fondamentali, hanno però bisogno di una revisione su più fronti, come ha dimostrato anche l’indagine condotta sul tema dalla fondazione Cassa di risparmio di Cuneo, presentata a giugno. Si tratta di una realtà che va affrontata con urgenza, dopo l’impatto negativo del Covid-19 e alla luce della crisi energetica, che ha minato non poco la sostenibilità delle strutture.

Per Paolo Spolaore, presidente del consorzio Obiettivo sociale, bisogna partire proprio dall’offerta: «Dopo la fase negativa legata alla pandemia, oggi gli ingressi nelle Rsa (residenze sanitarie assistite) sono nuovamente aumentati. Ma allo stesso tempo è sempre più evidente la necessità di proporre nuovi servizi, modernizzando il concetto di struttura residenziale per anziani: serve un cambiamento culturale, che porti a percepire le residenze come luoghi in cui vivere al meglio, superando il concetto di invecchiamento».

Il consorzio Obiettivo sociale, con sede ad Alba, è una realtà con una lunga esperienza nel settore: oggi gestisce 16 strutture, concentrate tra diverse regioni del Centro-nord Italia. Due anni fa, ha avviato un nuovo progetto: la realizzazione di una residenza a pochi passi dal centro di Alba. Dopo importanti lavori di ristrutturazione, oggi è pronta a partire, con il nome di Rsa-Senior residence San Paolo. Si trova al numero 6/1 di via Liberazione, a pochi metri da piazza San Paolo, in un edificio di cinque piani di proprietà della Società San Paolo, che lo ha concesso in affitto. Si tratta di un complesso di circa seimila metri quadrati, circondato da un ampio giardino, costruito negli anni ’70 per ospitare i membri della congregazione.

Anche se ufficialmente accoglierà gli ospiti da inizio 2023, l’inaugurazione è in programma per sabato 3 dicembre, a partire dalle 10, con la Messa celebrata nel tempio di San Paolo dal vescovo di Alba Marco Brunetti. Alle 11, nel giardino della residenza, verrà tagliato il nastro. Nel pomeriggio, dalle 14 alle 17, le porte saranno aperte per un open day a ingresso libero, rivolto a tutte le persone interessate.

«Cercavamo proprio una struttura di questo tipo, vicina al centro città. Siamo grati alla Società San Paolo per la fiducia che ci ha dimostrato», prosegue Spolaore. «I lavori di ristrutturazione hanno riguardato tutti gli ambienti, nell’ottica di realizzare una residenza elegante e accogliente, ma anche all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, per esempio per quanto riguarda la domotica e tutti i sistemi necessari per la telemedicina. Molta importanza è stata data anche alla sicurezza, basti pensare al lavoro che è stato fatto sul fronte della sanificazione e della depurazione dell’aria».

La struttura avrà più di 90 posti ed è pensata per offrire diversi livelli di assistenza, a partire dai 12 alloggi al primo piano, che avranno un ingresso a parte. Spolaore: «È un modello nuovo, che abbiamo già sperimentato in altre regioni. Sempre più spesso gli anziani cercano soluzioni in grado di offrire loro sicurezza, senza perdere l’autonomia. Gli alloggi, pensati per persone singole o coppie, si muovono in questa direzione: composti da salotto con cucina, camera da letto e bagno, permettono una vita indipendente, pur trovandosi all’interno di una struttura su cui si può contare da tutti i punti di vista. Per esempio, si può richiedere il servizio di pensione o mezza pensione, oltre ad avere a disposizione l’assistenza sanitaria e partecipare alle varie attività interne». Gli altri piani accolgono invece la Rsa vera e propria, con nuclei rivolti a persone autosufficienti e non autosufficienti, con camere sia singole che doppie.

«Oltre al rispetto di tutti gli standard richiesti, abbiamo cercato di pensare questa struttura in modo diverso, così da far sentire ogni ospite a casa e allo stesso tempo offrire più comodità. Dal punto di vista tecnologico, per esempio, le camere per gli ospiti non autosufficienti sono dotate del binario a soffitto per il sollevatore, un presidio importante per la movimentazione. Ogni piano è dotato di cucina, così da aumentare anche la qualità del servizio. Lavoreremo molto sull’aspetto nutrizionale, grazie alla collaborazione con professionisti del settore e anche avviando collaborazioni importanti, dal momento che ci troviamo nella patria del buon cibo», assicura il presidente del consorzio.  

Una misura regionale per non autosufficienti destina 600 euro al mese per assumere badanti, infermieri e Oss

L’Asl promuove lezioni gratuite per formare badanti, familiari, volontari“Scelta sociale”: è il nome della nuova misura presentata la scorsa settimana dalla Regione Piemonte, destinata alle famiglie con anziani o disabili non autosufficienti: 90 milioni di euro è la cifra complessiva messa a bilancio, derivante dai fondi europei. Ha annunciato il presidente della Regione Alberto Cirio: «Grazie a questo intervento, assegniamo alle famiglie un supporto concreto; insieme ai fondi che mettiamo già a disposizione, destiniamo alla non autosufficienza oltre il doppio di quanto sia stato stanziato fino a oggi».  Come si evince dalla nostra inchiesta la necessità era evidente.

A entrare nel dettaglio è stato Maurizio Marrone, assessore alle politiche sociali: «Questa iniziativa interesserà coloro che attualmente non accedono ad altra contribuzione pubblica, sia a sostegno della domiciliarità che della residenzialità in struttura. Per esempio, chi si trova in una casa di riposo ma non riceve ancora la convenzione, così come le tante famiglie che hanno disabili gravi al domicilio».

Nel dettaglio, “Scelta sociale” prevede voucher da 600 euro al mese, per 24 mesi, rinnovabili: le assegnazioni sono legate alla certificazione Isee sociosanitaria, che non deve superare i 50mila euro o i 65mila euro in caso di disabili minorenni. La priorità viene riconosciuta in base al punteggio sociale assegnato dalle Unità di valutazione attive all’interno di ogni azienda sanitaria. Ha spiegato Marrone: «I voucher saranno assegnati tramite due bandi regionali: uno per la domiciliarità e uno per la residenzialità, a cui sarà possibile presentare domanda tramite la piattaforma on-line “Scelta sociale”, che sarà attiva da inizio 2023, su www.piemontetu.it».

Nella fase di caricamento e istruttoria, i beneficiari riceveranno supporto direttamente dalle strutture prescelte, in caso di residenzialità, e dagli enti gestori dei servizi socioassistenziali, in caso di domiciliarità. Il beneficiario o la sua famiglia potranno poi scegliere di utilizzare il contributo per l’assistente familiare di cui si ha necessità, cioè badante, infermiere, Oss o educatore. Quest’ultimo potrà essere assunto in proprio o individuato e contrattualizzato da cooperative sociali o da agenzie di somministrazione di lavoro.

Per quanto riguarda invece l’inserimento nelle strutture residenziali, ciascuno potrà scegliere in autonomia a quale rivolgersi, dalle Rsa per gli anziani alle comunità alloggio per disabili.  

Fiori, frutteto e orto da coltivare

Per quanto riguarda gli spazi comuni, la nuova residenza di via Liberazione avrà una biblioteca, un cappella per le Messe e i momenti di preghiera, una palestra, un ristorante al piano terreno di cui si potrà usufruire con i familiari e soprattutto un ampio giardino che si pensa di utilizzare al massimo.

Prosegue la descrizione Paolo Spolaore: «Abbiamo realizzato un luogo senza barriere architettoniche, accessibile per tutti gli ospiti. Il contatto con la natura è prezioso dal punto di vista psicofisico: oltre a piante e fiori, avremo un frutteto e anche un orto, che coinvolgerà direttamente gli ospiti, anche chi non è autosufficiente, che avrà a disposizione speciali vasche piene di terra ad altezza di sedia a rotelle. Stiamo completando anche il bocciodromo e il campo da basket, per i nipoti e familiari degli anziani».

Si pensa infatti di aprire sempre di più la struttura verso l’esterno: «Ci auguriamo che al più presto venga modificata la normativa nazionale che limita ancora le visite e le attività nelle Rsa: dopo due anni di pandemia, non possiamo continuare a privare le persone ospiti dell’aspetto relazionale, che è fondamentale per il loro benessere. Il nostro obiettivo è rendere la struttura un luogo vissuto, per valorizzare il senso di comunità e di socialità, anche grazie alle tante occasioni che ci offre il nostro territorio. Fondamentale sarà anche il personale specializzato, al quale garantiremo una formazione continua, anche sul fronte della comunicazione e del rapporto con gli stessi ospiti».

Certamente il periodo non è semplice: «I costi energetici, nell’ultimo anno hanno raggiunto livelli altissimi. Per questo, per essere più autonomi, abbiamo predisposto anche un sistema di pannelli fotovoltaici. Il momento è difficile, ma la sfida è proprio trovare delle nuove strade», chiosa Paolo Spolaore.

Francesca Pinaffo

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