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Mai+sole, Alessandra ha detto basta (VIDEO)

Violenza donne: donne incinte minacciate, compagni arrestati

25 NOVEMBRE «Ho deciso di dire basta il 9 ottobre, giorno del mio compleanno. Se non lo avessi fatto probabilmente oggi non sarei con voi». Così ha iniziato il suo racconto Alessandra, giovane vittima di quello che più volte è stato definito “amore malato”. «Ci sono stati numerosi campanelli d’allarme che mi hanno poi convinta a recarmi dal maresciallo Claudio Grosso per raccontare che cosa mi stava succedendo».

Una gelosia estrema e la volontà di esercitare un controllo totale sono alcuni degli elementi che caratterizzavano la relazione con il compagno. A ciò si univa la violenza esercitata nelle sue diverse forme: fisica e psicologica. «Lui mi controllava continuamente. Voleva sempre sapere cosa stessi facendo e con chi fossi. Usava le videochiamate per sapere dove mi trovavo; a un certo punto mi ha preso la patente, cosicché non potessi più andare da nessuna parte», ha raccontato Alessandra.

«Mi sono ritrovata completamente isolata, senza amici a cui fare riferimento. Avrei potuto chiedere aiuto alla mia famiglia, ma provavo vergogna e avevo paura che la violenza che io stavo subendo potesse essere riversata anche sui miei parenti, cosa che poi è realmente successa», ha continuato la ragazza.

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LA DENUNCIA

Arrivare alla denuncia è un percorso difficile, spesso tortuoso, e affrontare un processo lo è ancora di più, soprattutto per le donne che hanno bambini. La querela è sicuramente un passo importante. In Italia la giustizia funziona bene anche se ha tempi molto lunghi, ha ricordato l’avvocata Silvia Calzolaro che spesso ha usato il termine “femminicidio dolce”, perché non si muore solo ammazzate, ma con schiaffi e insulti ogni giorno. Quella che Alessandra ha intrapreso è la lunga strada che ogni donna vittima di violenza deve percorrere dopo la denuncia. Al percorso legale si accompagna quello psicologico. «In casi come questo si parla di trauma, una ferita che colpisce sia a livello corporeo che psicologico», ha spiegato la psicologa Michela Dellavalle che da poco si è avvicinata all’associazione Mai+sole.

Rabbia ed emozioni si fondono e in alcuni casi si trasformano in forme di depressione. Per la persona diventa difficile agire, allontanarsi e prendere decisioni. Che cosa penso di me stessa dopo un’esperienza del genere? È questa la domanda che spesso le vittime si devono porre. L’associazione ha il compito di cercare di attribuire loro nuovi significati, ridando valore alla vita. 

L’AIUTO

Alle molte insicurezze generate dalla situazione si aggiunge la paura di non essere creduti. «Dobbiamo toglierci questa corazza e far capire alle persone che si rivolgono a noi che questa divisa indica semplicemente che dobbiamo svolgere un servizio al cittadino», ha perciò spiegato il maresciallo Claudio Grosso, che ha conosciuto per primo, nella stazione dei Carabinieri di Alba, il racconto di Alessandra. «Il nostro ruolo è ascoltare chi è in difficoltà. Quando Alessandra si è rivolta a noi, prima di tutto ho fatto questo. Non ha voluto fare subito una denuncia; lo ha deciso con il tempo, quando ha iniziato a fidarsi di noi e della legge», ha proseguito.

I Carabinieri hanno subito iniziato a fare ricerche sulla ragazza e sul compagno per inquadrare la situazione. Alessandra, che si era recata in caserma accompagnata da un’amica per raccontare la sua storia, ha poi deciso di tornare e mettere tutto per iscritto. «Anche senza la sua denuncia abbiamo potuto procedere con l’arresto, nei primi giorni di gennaio. Alessandra, senza accorgersene, aveva inserito nel suo racconto un reato d’ufficio. Solo in seguito è arrivata la prima querela», ha aggiunto Grosso.

IL LIBRO

Questa e molte altre sono le storie raccontate nel volume realizzato da Mai+sole, Sguardi, curato da Cristina Trucco per raccontare il lavoro svolto nei quindici anni di attività. Come tanti erano gli sguardi presenti nella sala Resistenza del Municipio di Alba per la presentazione. Occhi di chi ha deciso di non lasciare le donne vittime di violenza sole ad affrontare il percorso verso la salvezza e la denuncia, di chi le accompagna dal punto di vista legale e psicologico verso una nuova vita, di chi le ha aiutate dando loro protezione, ascoltando la loro storia e di chi quelle violenze le ha subite sulla propria pelle.

Tra questi c’erano gli occhi della presidente dell’associazione Adonella Fiorito, dell’avvocata Silvia Calzolaro, della psicologa Michela Dellavalle, ma soprattutto c’erano quelli di Alessandra. «Oggi vogliamo parlare di violenza e della difficoltà di dire basta e denunciare», ha sottolineato Calzolaro prima di leggere le dichiarazioni rese al processo dalla sua assistita. La rete antiviolenza di Mai+sole è nata nel 2007 a Savigliano e si è estesa a tutta la provincia di Cuneo; è attiva con tre numeri di telefono, due case rifugio e una di accoglienza. Le volontarie operano grazie al supporto di avvocati e psicologi, con il sostegno dell’Asl e delle Forze dell’ordine, ascoltando i racconti delle donne.

In Sguardi ci sono le foto di coloro che hanno gravitato attorno all’associazione. Le fotografie sorridenti di donne e uomini non sono accompagnate da didascalie perché, come ha sottolineato Adonella Fiorito, tutti possono essere tutti e chi oggi aiuta domani potrebbe avere bisogno di una mano tesa. Nelle cento immagini di Alex Astegiano i soggetti non sono mai in posa.

I CASI

A oggi sono 128 i casi di violenza registrati ad Alba, 56 sono di quest’anno, gli altri stanno ancora aspettando il processo. Il volume sarà presentato a Santo Stefano Belbo il 25 novembre alle 18 alla biblioteca Cesare Pavese.

  • Adonella Fiorito, presidente di Mai+sole

Elisa Rossanino

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