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Fenoglio, Luca Bufano presenta le lettere dal 1940 al ’62

Nella vita e nelle opere di Beppe Fenoglio: Canto le armi e l’uomo
Luca Bufano

ALBA La fondazione Ferrero ospita, fino all’8 gennaio, la mostra “Canto le armi e l’uomo. Cento anni con Beppe Fenoglio”. Il curatore è Luca Bufano, coadiuvato da Edoardo Borra; l’allestimento è opera di Danilo Manassero.

Domani, sabato 3 dicembre, alle 11, Bufano presenterà, nell’auditorium di Strada di mezzo, il volume Lettere 1940-1962, uscito in libreria per i tipi di Einaudi. L’edizione segue la prima, pubblicata vent’anni fa. Gli interventi saranno inframmezzati dalle note del cantautore Mauro Carrero, in duetto con il chitarrista Francesco Bordino.

La copertina dell’epistolario è stata illustrata dal grafico toscano Andrea Serio; all’interno, rispetto all’edizione 2002, ci sono dieci lettere in più, alcune inedite. L’intervallo di tempo è ampio e arriva fino a pochi giorni prima della morte dello scrittore albese.

Bufano spiega: «Tra le nuove epistole, sei sono indirizzata a Gianbattista Vicari e ci aiutano a tracciare una luce importante nel rapporto tra i due scrittori. Vicari rappresentò un sostegno morale nella crisi che colse Fenoglio per un anno dopo la pubblicazione di La malora. L’unico amico che aveva nel mondo letterario era Calvino, ma in quel periodo il rapporto si era rotto. Vicari stava lanciando la rivista Il caffè, con un programma antineorealista. Fenoglio rimane con un piede nel movimento fino alla pubblicazione di La paga del sabato, ma in seguito lo stile letterario evolve. La corrispondenza a noi nota con Vicari dura fino al 1959, ma è probabile che proseguì».

Fenoglio, Luca Bufano presenta le lettere dal 1940 al '62
La nuova edizione delle Lettere fenogliane

C’è poi una lettera per il fratello Walter, «spedita nel suo ultimo novembre da una clinica di Bra. E una, già pubblicata da Borra in Alba Pompeia, scritta insieme a Pietro Chiodi. Un’altra epistola è una risposta a Giorgio Guazzotti dopo la recensione sui Ventitre giorni della città di Alba pubblicata sull’Unità di Torino. Fu redatta il 6 novembre 1952, lo stesso giorno di una missiva a Vicari: particolare il fatto, già emerso in altre occasioni, che pur rivolgendosi a due interlocutori diversi, dalle idee distanti, Fenoglio usi una struttura identica».

Interessante anche una terza lettera, inedita, a Franco Antonicelli dell’agosto 1949. «Ci fa capire che, anche alla seconda, non seguì una risposta. Fatto strano, considerando le belle parole di Antonicelli dopo la morte di Fenoglio».

Le lettere originali non presentano correzioni: «Fenoglio probabilmente scriveva una minuta e poi la ricopiava. Nei quaderni dell’archivio Molino, scampati alla discarica in cui fu buttato gran parte di ciò che era rimasto nel sottotetto della casa di piazza Rossetti prima dei restauri, ne sono state trovate alcune. Sono rivolte a una corrispondente di Santo Stefano Belbo, Anna Maria Boncompagni, conosciuta negli anni Cinquanta. Gli originali non li abbiamo».

Oltre alle epistole aggiunte, «la novità rispetto alla prima edizione riguarda un nuovo apparato critico, sia nelle note, che riportano, quando presenti, le risposte, sia nella postfazione. Tutto è aggiornato con i materiali incontrati dopo il 2002 e i nuovi studi. Due sono stati gli scopi: offrire ai lettori la possibilità di approfondire i retroscena anche umani dello scrittore e fornire agli studiosi la possibilità di definire la storia interna dei testi. In particolare, per Una questione privata Dante Isella e Raffaele Pedullà tendevano a limitare le attività di scrittura del romanzo al 1960, mentre invece ritengo ci siano prove che spostino la data al 1962. Si è sempre parlato di tre redazioni, ma ne esiste almeno una quarta».

Davide Barile

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