Risse e disordini al carcere di Alba: i sindacati di Polizia lanciano l’allarme

Tutto tace sul destino del carcere albese
Il carcere Montalto di Alba

ALBA Telecamere di sorveglianza distrutte, sistema di automazione dei cancelli danneggiati assieme all’aggressione della comandante del reparto della Polizia penitenziaria, che è stata scaraventata a terra, e a cinque agenti in servizio alla casa di lavoro Montaldo di Alba, che hanno dovuto ricorrere alle cure mediche. È il bilancio dei due giorni, mercoledì 25 e giovedì 26, di disordini nella struttura albese.

«Da mesi le organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria rappresentato la grave situazione vissuta in quel luogo di lavoro», scrivono in una nota unitaria Sinappe, Osapp, Uil Pp, Fns Cisl e Fp Cgil. «Le risse sono quotidiane. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrico-giudiziari, ha dovuto cercare luoghi ove inserire questi internati, dei quali molti affetti da problemi psichici e quindi ingestibili in delle sezioni ordinarie di un carcere, come è quello di Alba, che tra l’altro è parzialmente chiuso da diversi anni per ristrutturazioni che durano in “eterno”».

«Chiediamo un intervento immediato della politica, del Sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove e del ministro della giustizia Carlo Nordio – chiedono i sindacati Sinappe, Osapp, Uil Pp, Fns Cisl e Fp Cgil – affinché si occupino di tutte le carceri italiani per risolvere i problemi che da anni denunciamo e che rimangano irrisolti poiché affliggono i comuni cittadini come lo sono anche gli agenti del corpo di Polizia penitenziaria, che subiscono tutti i giorni gli assalti dei criminali. A tutti i colleghi va tutta la nostra più sentita solidarietà e vicinanza, compreso il Comandante di Alba».

Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato autonomo polizia penitenziaria SAPPE, racconta quanto avvenuto ieri (26 gennaio) nel carcere di Alba: «Verso le 18, tre internati si sono azzuffati tra loro e il personale di Polizia penitenziaria subito ha riportato la calma. Due ore dopo, quando è stato il momento di chiudere le celle, alcuni detenuti si sono rifiutati di rientrare con l’intento di andare a colpire uno dei detenuti coinvolti nella prima colluttazione. Sono subito intervenuti gli agenti che, con il comandante di reparto, sono riusciti a evitare il pestaggio, ma nelle fasi più concitate dell’evento critico il comandante è stato fortemente strattonato. La situazione è insostenibile e al comandante contuso va la mia solidarietà e l’augurio di una pronta guarigione».

Anche Donato Capece, segretario generale del Sappe denuncia: «Cambiano governi, ministri della giustizia e capi del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ma non cambia l’indifferenza verso le violenze che quotidianamente subisce la Polizia penitenziaria: aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno. Ma sembra che a nessuno freghi nulla. Importante e urgente è invece prevedere un nuovo modello custodiale. Servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La Polizia penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze per l’incapacità di una amministrazione che non riesce ad intercedere ai livelli politici competenti, anch’essi sicuramente non esenti da gravi responsabilità».

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