Vola il commercio ad Alba: 46 nuovi punti vendita

Alba: la popolazione è cresciuta di 113 residenti nel 2022

SOTTO LE TORRI Il commercio albese ha due volti diversi: c’è il centro storico, con i negozi di lusso, catene diffuse nelle grandi città, presi d’assalto dai turisti nei mesi di punta. Ci sono poi i corsi e le vie dove non si sente parlare inglese o tedesco, e si continua a respirare l’atmosfera delle botteghe di vicinato o dei locali: l’atmosfera è meno patinata, ma decisamente vivace e variegata.

Corso Piave ogni mattina si anima grazie al movimento delle persone che ci vivono: ci sono gastronomie con il bancone pieno, parrucchieri, panettieri, negozi di frutta e verdura, ma anche bar dove gli anziani del vicinato si danno appuntamento per giocare a carte o leggere il giornale. Corso Langhe è più dispersivo, ma non mancano le attività: per esempio, c’è il negozio di alimentari che vende prodotti di nicchia, ma anche quello etnico, con il profumo di spezie nell’aria. In una piccola merceria si possono comprare il filo per cucire o le maglie introvabili nei negozi del centro, così come l’attività che vende oggettistica e design. Sono proprio queste aree e le vie che le circondano, ad alimentare e a mantenere viva l’anima commerciale della città.

In un momento storico segnato dallo scontro con il settore on-line e la grande distribuzione – col rallentamento dei grandi colossi del Web – il 2022 del commercio albese è stato incoraggiante. I dati provengono dagli uffici del Comune, che in dodici mesi hanno registrato 58 aperture e 12 cessazioni, con un saldo positivo di 46 unità. Il dato è in netto miglioramento rispetto al 2021, quando l’indice era positivo solo per 14 nuove attività: si erano avute 46 aperture e 32 cessazioni, con molta probabilità dovute alla crisi legata agli effetti della pandemia.

Nell’anno appena trascorso, si sono avute 38 aperture e 7 chiusure di negozi di vicinato, una dinamica determinante per la crescita del 2022. Il settore degli estetisti e acconciatori viene subito dopo, il comparto rimane piuttosto dinamico, con 12 nuove attività e 4 cessazioni. In città hanno anche aperto 3 fra bar, pizzerie e altri locali nei quali si somministrano cibo o bevande, a fronte di una sola chiusura. Per quanto riguarda, invece, punti vendita di maggiori dimensioni il 2022 si è chiuso con l’apertura di un esercizio di medie dimensioni, mentre non ci sono state cessazioni. Nell’ambito turistico, nei dodici mesi appena terminati, hanno aperto 4 nuove strutture ricettive e nessuna di quelle esistenti ha chiuso, a dimostrazione dell’andamento positivo del settore e di una sostanziale stabilità dell’offerta.

Tirando le somme, al 31 dicembre in città risultavano 1.222 attività commerciali, contro le 1.176 dell’anno prima: 921 sono negozi di vicinato, panetterie, edicole, medie e grandi strutture commerciali; 208 sono bar, ristoranti e pizzerie; 93, infine, locali turistici. Un ultimo dato rilevante è quello dei subingressi, cioè i cambi di gestione: sono 57 quelli censiti dal Municipio, segno che il settore terziario, ad Alba, conserva la propria dinamicità e capacità attrattiva.

Davide e Maria: compagni di vita e di lavoro

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Davide Didio e Maria Papandrea, dopo vent’anni di lavoro nella ristorazione hanno aperto Supa © Marcato

Attività innovative e diverse rispetto a ciò che offre il territorio: nel campo della ristorazione, sembra essere questo l’elemento in comune tra le nuove realtà avviate ad Alba nel corso del 2022. Altro trait d’union è la posizione, molte sono nate al di fuori della manciata di vie del centro storico, dove forse esiste già un certo livello di saturazione. In corso Torino, a pochi passi da piazza Garibaldi, dallo scorso giugno è cominciata l’avventura di Supa, un ristorante specializzato in zuppe e molto altro.

Il locale ospitava già in precedenza un ristorante, chiuso, per passare il testimone a Davide Didio e Maria Papandrea, una coppia di Magliano Alfieri. Cuoco lui e addetta alla sala lei, da sempre lavorano nel settore. Spiega Davide: «il punto di svolta, dopo vent’anni di esperienza nei ristoranti, è stato il lockdown del 2020: in realtà, abbiamo quasi sempre continuato a lavorare, ma ci siamo resi conto che era giunto il momento di creare qualcosa di nostro, con la nostra impronta». Prosegue Maria: «La risposta è stata positiva: l’affluenza è cresciuta settimana dopo settimana, tanto che abbiamo tre collaboratori tra sala e cucina. L’idea di un ristorante-zupperia è una novità: in città ha incuriosito parecchie persone: di giorno, corso Torino è frequentato da chi lavora negli uffici della zona, e di solito è alla ricerca di una pausa pranzo interessante. La sera la situazione è più difficile, perché la via è tagliata fuori dal centro storico: stiamo sperimentando aperture serali nel week-end, per offrire i nostri piatti e cercare di diventare un punto di riferimento».

Alba rimane, secondo Davide, un luogo in cui vale la pena investire nella ristorazione: «Questa città è un “terreno” ideale, a patto che si esca dalle solite proposte. Nel nostro caso, abbiamo voluto puntare sulla semplicità e la genuinità, dando ai clienti la possibilità di spaziare e andare oltre le zuppe». E conclude: «Certo, la nostra vita è cambiata, perché il carico burocratico e gli oneri sono maggiori quando si diventa titolari, ma dall’altro lato riusciamo a gestirci meglio. Siamo genitori di due ragazzi, che hanno 11 e 12 anni: uno dei nostri obiettivi era riuscire a conciliare meglio la vita familiare e quella lavorativa».

Dopo vent’anni in fabbrica, è arrivato il momento di coronare un sogno: una gastronomia siciliana

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Fifetta La Rosa (a destra) con la sorella Carmen (a sinistra) dietro il bancone della gastronomia. © Marcato

«Crediamo molto in questo progetto, non è stato facile realizzarlo, partendo da zero: l’impegno è tanto, ma a oggi siamo soddisfatti». Per Fifetta La Rosa, gli ultimi due anni hanno rappresentato una vera e propria rivoluzione: «Sono originaria della provincia di Caltanissetta e sono arrivata ad Alba ventitré anni fa. Ho lavorato in fabbrica per aziende della zona fino al 2021, quando un intervento mi ha impedito di svolgere ancora le mansioni compiute fino a quel momento».

E, come spesso accade, è nei momenti di incertezza che si trova il coraggio per cambiare strada: «La cucina è sempre stata la mia grande passione: negli anni, come secondo lavoro, ho avuto diverse esperienze in qualità di cuoca nei ristoranti dell’Albese, momenti che mi hanno permesso di migliorarmi e di capire meglio questo mestiere. Poi, dopo l’intervento, mi sono decisa a compiere il grande passo». Così, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, Fifetta ha aperto il suo locale in via Pietro Ferrero: gastronomia Trinacria, un esercizio che propone specialità siciliane da asporto o consumabili sul posto.

«Il sostegno del mio compagno Santiago è stato fondamentale: mi ha convinta a lanciarmi in questa avventura, così come la vicinanza di mia figlia, che ha 13 anni. Insieme a me, lavora mia sorella Carmen: si occupa soprattutto dei dolci. Fin da subito, il mio obiettivo era far conoscere al territorio  di Langhe e Roero le ricette della mia terra e allo stesso tempo proporre qualcosa
di diverso. Nella scelta delle materie prime, tutte provenienti dalla Sicilia, ho deciso di puntare su realtà di nicchia praticamente impossibili da trovare nella grande distribuzione o nelle rivendite».

Una scommessa vinta dunque? «All’inizio ero piuttosto timorosa: aprire una gastronomia siciliana ad Alba sembrava quasi un controsenso, visto che parliamo di una zona con un’identità gastronomica molto definita. Insomma, sapevo di muovermi in una piazza piuttosto complessa, la risposta, tuttavia, è stata fin da subito molto buona: magari all’inizio le persone entrano con un po’ di diffidenza, ma poi ritornano e questa è la soddisfazione più grande».

Il passo da dipendente a imprenditrice non è stato semplice, «col rifacimento del locale e tutte le altre spese necessarie, l’impegno è stato tanto anche dal punto di vista economico. Sappiamo che dovremo affrontare momenti critici, magari nei mesi in cui avremo meno affluenza di clienti, ma credo che la qualità possa fare la differenza». Nel futuro di Fifetta, ci sono due sogni: «Mi piacerebbe molto frequentare un corso di cucina, appena avrò la possibilità. La mia formazione è avvenuta sul campo, e inoltre porto avanti le tradizioni della mia famiglia. Io e il mio compagno vorremmo aprire altre gastronomie dello stesso tipo: per ora  è soltanto un sogno, ma vogliamo continuare a guardare lontano». 

Francesca Pinaffo

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