Le Figlie di San Paolo piangono suor Biancarosa, originaria di Bosia

Le Figlie di San Paolo piangono suor Biancarosa, originaria di Bosia

ROMA Si terrà nel pomeriggio di domani, lunedì 6 febbraio, alle 15, nel santuario Maria Regina degli apostoli alla Montagnola, il funerale di suor Biancarosa, 94 anni, al secolo Teresa Magliano, nata a Bosia l’otto dicembre 1928. La morte di suor Biancarosa è avvenuta alle 13 di sabato 4 febbraio presso l’ospedale Sant’Eugenio di Roma, in seguito a una grave situazione cardio-polmonare. Lascia le sorelle Giovanna ed Emma (suor Myriam) e le consorelle della Congregazione Figlie di San Paolo. Suor Biancarosa riposerà nel cimitero di Bosia dove, martedì 7 febbraio, alle 10, si terrà la benedizione e la successiva tumulazione nella tomba di famiglia.

Fabio Gallina

Queste le parole di suor Anna Maria Parenzan, già superiora generale dell’Istituto Pia società Figlie di San Paolo.

Una sorella che ha molto amato la Chiesa e si è lasciata affascinare dagli ampi orizzonti della vocazione paolina. Confidava: «Dio mi ha posto su una via dalle molte aperture, dal singolare all’universale, dal piccolo all’immenso… Nulla, nessuno è escluso nella idealità paolina, nessun popolo, nessuna scienza…». Entrò in Congregazione nella casa di Alba, il 19 novembre 1940, a soli dodici anni, precedendo nella vita religiosa la sorella, suor Myriam. In Casa Madre poté frequentare gli studi ginnasiali e dedicarsi specialmente all’apostolato tecnico. Ricordava con commozione la vetrata del crocifisso nella chiesa del Divin Maestro e l’espressine di Gesù, Ho sete, dalla quale aveva ricevuto la forza per proseguire, giovanissima, nella vita paolina. Non aveva ancora vent’anni quando, il 19 marzo 1948 emise a Roma, la prima professione.
Ebbe presto la possibilità di frequentare i corsi interni di filosofia e teologia e, dopo la professione perpetua emessa nel 1953, partì come missionaria in Spagna. Si realizzava il suo profondo anelito all’universalità degli orizzonti paolini che lei intravedeva in tutta la loro ampiezza geografica, storica, dottrinale. Nel 1954, arrivò a Barcellona con il compito della formazione delle giovani candidate e poi, a Madrid (Coslada), delle novizie e juniores. In quest’ultima comunità svolse pure il servizio di superiora. Nel 1965 le venne chiesto di spiccare il volo verso l’Argentina. A Buenos Aires si dedicò alla formazione, alla redazione e direzione dell’edizione locale di Famiglia Cristiana. Ricordava con gioia il grande impegno per far arrivare la rivista a oltre 100mila famiglie. L’attendeva poi la comunità di Lima in Perù, dove arrivò nel 1974 per svolgervi il compito di vocazionista ed economa.
Rientrata in Italia nel 1976, fu inserita per qualche anno negli uffici dell’Ut Unum Sint mentre svolgeva contemporaneamente il compito di animatrice di un gruppo della grande casa romana. Collaborò ancora, dopo il IV Capitolo generale, nella commissione per la riscoperta e la ri-assimilazione del carisma impegnandosi nell’animazione di alcuni incontri internazionali. E per una decina d’anni accolse la chiamata al servizio di superiora nelle comunità di Verona e Bologna. Nel 1991 si aprì per lei una nuova parentesi come direttrice dalla rivista Consacrazione e servizio dell’Usmi (Unione superiore maggiori d’Italia). Un compito svolto con competenza per 12 anni consecutivi. Ricordava con nostalgia: «Da un ufficio apparentemente modesto potevo allargare gli orizzonti non solo all’Italia… Potevo pensare alle decine di migliaia di religiose che avrebbero letto la rivista dove scrivevo il mio pensiero, da paolina». Fu ancora chiamata a condividere, fino al 2017, la responsabilità del sito dell’Ufficio stampa dell’Usmi e della Biblioteca. Una ricchissima vita paolina, quella di suor Biancarosa, una vita aperta alla chiesa, al mondo, alle grandi sfide della missione.
Mentre ci prepariamo a celebrare la nascita al cielo della Prima Maestra, è bello lasciarle ancora la parola perché ci tratteggi quell’immagine di M. Tecla che era davvero scolpita nel suo cuore. «Lei era così: donna saggia e prudente, dalla fede poderosa, donna di apertura al mondo che allora iniziava esso pure a visioni globali mai sperimentate in precedenza, donna che sapeva offrire “lavoro e cena” ad alcuni soldati invitati a casa nostra nei giorni precedenti le feste pasquali di quegli anni di guerra. E tra questi, uno del mio paese, che da adulto, volle venire a rivedere esattamente quel cortile e quell’orto dove veniva impegnato in un po’ di zappatura. La Prima Maestra, era davvero “Prima”. Prima nell’amore a Dio e al prossimo, prima nel servizio disinteressato, prima nella giusta e doverosa promozione altrui. Oggi le ripeto con più forza e più ragionevolezza: Grazie, Prima Maestra, per tutto, anche per quel camminare insieme, in Alba, fianco a fianco, io e te».
Ringraziamo suor Biancarosa per aver vissuto la vita paolina ad alta tensione, per averci lasciato una preziosa testimonianza di vita, per non avere mai posato la penna, suo efficace strumento di evangelizzazione. 

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