Regno Unito: una guerra che divide e unisce

Il Parlamento europeo
Il Parlamento europeo

POLITICA INTERNAZIONALE Quanto la guerra in Ucraina sconvolga il quadro geopolitico mondiale è sotto l’occhio di tutti e non risparmia l’Europa. I movimenti “sismici” in corso nel continente sono evidenti e raccontano una frattura, oggi profonda e domani difficile da sanare, tra la Russia e il resto dell’Europa. Ma contemporaneamente all’interno del continente si registrano movimenti che annunciano una ricomposizione del quadrante occidentale dell’Europa.

La guerra ha messo a dura prova l’Ue e la sua vocazione all’“Unità nella diversità”, ma l’ha anche ricompattata: nel 2020, creando uno straordinario strumento di solidarietà come il debito comune per sostenere l’economia europea devastata dal Covid e come lo attesta, da un anno, la non facile prova di solidarietà dei ventisette all’Ucraina, confermata ancora la settimana scorsa dal voto a larghissima maggioranza del Parlamento europeo a sostegno delle politiche comunitarie in corso. Qualcosa in questa direzione muove anche nell’area dei Balcani, con la Serbia che sembra raffreddare la sua tradizionale vicinanza con la Russia, anche per non ritardare ulteriormente il suo futuro ingresso nell’Ue.

Forse però una ricomposizione continentale potrebbe, prendendo tutto il tempo necessario, manifestarsi tra le due sponde della Manica, dopo l’infelice esperienza britannica di Brexit. Non è un segreto che da quell’azzardato referendum del giugno 2016, quando gli elettori britannici con una risicata maggioranza hanno deciso di uscire dall’Ue, le cose non sono andate bene come sperato nell’isola di Sua Maestà.

Dopo aver trascinato per oltre tre anni un complicato negoziato con l’Ue, a gennaio 2020, il Regno Unito ha scelto di ritrovare una presunta sovranità nazionale per poter operare senza troppi vincoli sui mercati internazionali. L’operazione era ambiziosa, ma dimenticando quanto i suoi commerci fossero in prevalenza verso l’Ue e andò a sbattere anche con le due straordinarie emergenze della pandemia e della guerra, portandosi dietro un problema irrisolto come le frontiere irlandesi.

Da oltre-Manica arrivano sondaggi e notizie che rivelano, senza poterlo dire ad alta voce, più di un  rimpianto, con una maggioranza di britannici che oggi giudicano negativamente quella decisione. Ma non sempre tutti i mali vengono per nuocere e due notizie recenti annunciano dal Regno Unito dinamiche di una possibile ricomposizione dopo il divorzio.

C’erano una volta la Svezia e il Parlamento europeo
Franco Chittolina, sociologo, ha lavorato per 25 anni nelle istituzioni europee

La prima, non nuova, è la ritrovata unità con l’Ue nella risposta all’aggressione russa, con l’importante sostegno militare assicurato dal Regno Unito e confermato dalla non casuale triangolazione dei giorni scorsi con gli incontri di Zelensky prima a Londra e poi a Parigi, presente il cancelliere Scholz, con l’assenza purtroppo del presidente del Consiglio italiano.

L’altra notizia riguarda una ripresa di dialogo tra l’Ue e il Regno Unito per trovare una soluzione al problema di frontiere che si intrecciano pericolosamente in Irlanda: quella aperta per gli scambi commerciali a salvaguardia dei difficili accordi di pace raggiunti tra le due Irlande e quella politica, tracciata tra Ue e Regno Unito, che riduce la sovranità dell’Irlanda del nord, separata dalla madre patria e soggetta alla giurisdizione della Corte europea di giustizia.

Un rebus di difficile soluzione, tornato al centro del dialogo tra le due sponde della Manica: un segnale che il clima sta cambiando, in attesa di vedere come evolverà nel futuro quadro politico europeo, con la guerra che si prevede lunga e con le elezioni britanniche che si avvicinano, annunciando una probabile vittoria del partito laburista oggi all’opposizione.

La telenovela di Brexit non è finita e riserverà ancora sorprese.

Franco Chittolina

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