POLITICA La Corte di cassazione ha condannato in via definitiva la sottosegretaria all’Università Augusta Montaruli (eletta alla Camera, a settembre 2022, per Fratelli d’Italia nel collegio uninominale di Torino) a un anno e sei mesi, per l’uso improprio dei fondi del gruppo consiliare del Piemonte, negli anni dal 2010 al 2014, quando era consigliera regionale in Piemonte. I giudici supremi hanno applicato uno sconto di pena rispetto alla sentenza della Corte d’appello di Torino, che nel 2021 l’aveva condannata a un anno e sette mesi.
Confermate anche le condanne per l’ex presidente della Regione, il leghista Roberto Cota (un anno e sette mesi) e per l’ex deputato ed ex sindaco di Borgosesia Paolo Tiramani, sempre della Lega, (un anno e 5 mesi). «Continuo a ribadire la mia innocenza, che peraltro fu riconosciuta dal Tribunale, a Torino, al termine del primo grado di giudizio», commenta l’ex presidente Cota, oggi avvocato. «D’altra parte in Italia funziona così: c’è l’appello, l’appello bis, la Cassazione e poi c’è la Corte europea per i diritti dell’uomo, alla quale farò ricorso e metterò in evidenza specifici profili di violazione delle norme comunitarie in materia di giustizia».
Montaruli, oggi sottosegretario nel Governo Meloni, era entrata in consiglio regionale nel 2013 con il Popolo della Libertà, quando il presidente era Roberto Cota, poi nel 2013 aveva aderito a Fratelli d’Italia. Insieme ad altri consiglieri era finita nella bufera giudiziaria dopo che la Procura torinese aveva contestato dei rimborsi gonfiati. Le spese riguardavano cene, abiti di lusso, gioielli, borse, ma anche dei corsi sull’uso dei social network e dei libri. Gli inquirenti avevano contestato alla Montaruli spese improprie per un totale di 41.552 euro, nel periodo dal 2010 al 2012. In primo grado era stata condannata a quattro mesi per finanziamento illecito, in quanto si era fatta rimborsare una spesa di un ristorante per duecento euro dove si era tenuto un incontro elettorale. Le accuse erano state rilanciare in appello e Montaruli era stata condannata per peculato, per essersi fatta rimborsare secondo l’accusa spese per circa 25mila euro. Nel novembre 2019 la Cassazione ordina un secondo processo in Corte d’appello che si conclude il 14 dicembre 2021 con la condanna a un anno e sette mesi.
