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Matteo Cravero e il Giro d’Italia del 1969

Matteo Cravero e il Giro d’Italia del 1969

CICLISMO Quello di Matteo Cravero (braidese, classe 1942) era un ciclismo in bianco e nero, come la cartolina realizzata dalla Sanson nel 1969, anno in cui passò professionista e partecipò al Giro d’Italia. Non c’era la diretta Tv integrale come oggi. La Rai si collegava a qualche decina di chilometri dall’arrivo e la voce narrante era quella di Adriano De Zan.

Cravero è stato l’unico ciclista braidese a gareggiare tra i professionisti. Un’esperienza breve, durata appena due stagioni: nel 1969 con la Sanson e nel 1970 con la Zonca. Con lui, in gruppo, c’erano Gimondi, Motta, Adorni e, soprattutto c’era Merckx: «Quando attaccava non lo vedevi più», racconta il ciclista braidese, che passò piuttosto tardi tra i pro. «Per me è stato come coronare un sogno. Il mio obiettivo era di provare a misurarmi con i professionisti prima di smettere con il ciclismo agonistico», racconta Cravero che, da dilettante, vinse la Coppa Città di Asti, la Torino-Tigliole e il Gran premio della Baraggia del 1965 e arrivò secondo al Piccolo Giro di Lombardia del 1963 e alla Torino-Biella del 1968. In quegli anni il ciclismo della nostra zona aveva tra i protagonisti anche l’albese Bruno Vaschetto, che chiuse la carriera senza passare tra i professionisti.

Matteo Cravero e il Giro d’Italia del 1969 1Alle stagioni da dilettante risale anche una delle esperienze sportive più importanti e curiose della carriera di Cravero, il tour con la Nazionale nel 1966 in Unione Sovietica, in piena guerra fredda, con Mosca raggiunta a bordo di un Tupolev. «Era come andare in un altro mondo. Eravamo sempre controllatissimi. Ci dissero persino su quali strade ci potevamo allenare», racconta Cravero. La competizione prevedeva corse su strada e in pista e l’Italia arrivò terza.

Al Giro d’Italia del 1969, vinto da Gimondi, Cravero non doveva partecipare, ma la defezione dell’ultimo momento di un suo compagno di squadra spinse la Sanson a chiamarlo, quando mancavano solo due giorni dalla partenza. «Telefonarono a casa. Io ero uscito ad allenarmi sulle strade attorno a Bra e i miei familiari vennero a cercarmi per darmi la notizia», racconta Cravero, che concluse la corsa rosa al ventiduesimo posto in classifica generale.

Nel 1969 Cravero ha ottenuto anche i migliori risultati da professionista: i quarti posti al Giro di Romagna (in volata, alle spalle di Zandegù, Motta e Taccone) e alla Milano-Torino (dietro a Michelotto, Van Den Bossche e Bitossi).

Oggi collabora con la società giovanile Alba Bra Langhe e Roero e continua a uscire in bici. Passeggiando con lui in città capita di incontrare qualcuno che lo saluta con un «ciao, campione» che, anche a oltre 50 anni di distanza, fa sempre piacere.

Tra le tante vetrine vestite a festa per salutare l’arrivo della corsa rosa a Bra ce n’è una dedicata a lui, con la maglia della Sanson e il numero indossato al Giro del 1969.

Corrado Olocco

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