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Chiambretti a Dogliani: «Un ritorno in Rai? Perché no, ora che scappano tutti»

Chiambretti a Dogliani: «Un ritorno in Rai? Perché no, ora che scappano tutti»
© Vacchetto

DOGLIANI Si è chiusa tra gli applausi e un tutto esaurito sulle varie piazze anche la seconda giornata del Festival della Tv di Dogliani. L’incontro con Chiambretti è stato un ripercorrere le sue trasmissioni in modo divertente e i vari momenti che le hanno caratterizzate come il Festival di Sanremo 1997, con Mike Bongiorno, dove vinsero i Jalisse.

L’aostano ha raccontato come è nata l’idea dell’angelo per non calcare il palcoscenico di Rai 1 per lui che veniva dalle rete tre, ha spiegato la gaffe con Valeria Marini che scendeva dal palco e lui dall’alto svolazzando sulla scala le dette la mano e quando la mollò «mi ritrovai in mano un filo e tirandolo capii che era direttamente collegato con la gonna della Marino. E man mano che scendeva il filo si tirava e la gonna saliva fino a che tutta Italia credo si ricordi quel momento».

«Ho sempre avuto rispetto per il pubblico«, dice, «e per le aziende per cui ho lavorato. Ho lavorato nelle reti più importanti e dove sono stato sono sempre stato benissimo ed essendo un cane sciolto mi hanno sciolto nell’acido, però porto sempre dei bei ricordi e coerenza stilistica. Il nostro è un mestiere difficile, più effimero dell’allenatore di calcio, per noi basta un punto di share per fare la nostra fortuna o meno».

Alla domanda se visto che si è liberato un programma sulla rete 3 della Rai, Chiambretti sia interessato, la risposta è stata che se dovesse chiudere la carriera, farlo in Rai dove ha cominciato e un ritorno sarebbe gradito proprio adesso che scappano tutti.

Grande tifoso del Toro racconta di esserlo diventato per un fatto curioso.  Chiambretti racconta: «Da piccolino giocavo a pallone e mi chiamavano Suarez che giocava nell’Inter ed ero interista, ma una sera pioveva ed ero a casa e sento che la farfalla del Toro Gigi Meroni era stato investito a poche centinaia di metri da casa mia. Colpito da quel fatto sono sceso in strada e vado a vedere. Toccato da quel fatto il giorno dopo taglio da scuola e vado alla camera ardente a salutare Meroni che non conoscevo. Vado all’ospedale dove non c’era nessuno e entro nella camera mortuaria e davanti alla bara sto in silenzio e dopo un po’ arriva un signore che mi chiede se sono parente. Io dico sono un tifoso. Un tifoso di Giuseppe Merlo mi risponde. Avevo sbagliato camera ardente e da allora sono diventato del Torino».

Pierangelo Vacchetto

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Musso e Mentana © Vacchetto
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Mentana e Cazzullo © Vacchetto
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© Vacchetto

 

 

 

 

 

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