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Processo alla ‘Ndrangheta: «A Carmagnola si sapeva della sua presenza»

Persone legate all'organizzazione criminale svolgevano i propri affari illeciti senza intimidazioni o minacce dirette: lo ha detto il procuratore aprendo la requisitoria al processo d'appello Carminius-Fenice.

Carmagnola chiesa di Sant'Agostino
Foto di repertorio

TORINO «A Carmagnola vi era la consapevolezza della presenza e del potere della ‘Ndrangheta, tanto che le persone legate all’organizzazione criminale erano riuscite, in diverse occasioni, a svolgere i propri affari illeciti senza ricorrere a intimidazioni o minacce dirette». Lo ha detto oggi il procuratore generale Paolo Toso aprendo la sua requisitoria al processo d’appello Carminius-Fenice.

Il riferimento è a un paio di vicende che in primo grado avevano portato a delle assoluzioni. Il tribunale di Asti, il 10 giugno 2022, aveva condannato sedici imputati su ventuno. La causa riguarda anche l’ex assessore regionale Roberto Rosso, chiamato a rispondere di un episodio di voto di scambio (cinque anni la pena inflitta in primo grado).

Ansa

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