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In pensione il segretario comunale D’Agostino: «Per me Alba è casa»

«Ho lavorato con Rossetto, Marello e Bo, tre sindaci molto diversi con i quali ho sempre avuto un ottimo rapporto»

In pensione il segretario comunale D’Agostino: «Per me Alba è casa»
Francesco D'Agostino, segretario comunale di Alba

IL COLLOQUIO Il segretario generale del Comune di Alba Francesco D’Agostino festeggia con la pensione un ventennio trascorso in piazza Duomo. Il 1° agosto, a 65 anni appena compiuti, lascerà a Daniela Bianco, dirigente dei servizi generali – che lo sostituirà in veste di vice fino al momento in cui non si troverà il successore – l’ufficio che lo ha visto protagonista della vita amministrativa e culturale dal 2002. Per “rimpiazzarlo” il sindaco Carlo Bo avvierà un bando, cosciente che la sede è ambita e non dovrebbero esserci problemi, se non quelli legati all’addio di una persona che ha dato molto. Dovranno fare a meno di D’Agostino anche altri centri, seguiti in parte in convenzione con Alba: Pocapaglia, Magliano Alfieri, Neviglie, Castino, Bergolo, Bosia, Benevello, La Morra e Montaldo Roero.

In un colloquio a cuore aperto, ricco di aneddoti, Francesco D’Agostino non nasconde l’ammirazione che prova per gli albesi e la città – «una concentrazione di spiriti innovativi, preti, scrittori, artisti e imprenditori che non si trova altrove, tale da aver fatto crescere la comunità nel suo complesso» – e assicura di voler continuare a vivere proprio qui, dove la sua famiglia ha messo solide radici.

Ironico, pungente, colto, sapientemente loquace e insieme riservato, D’Agostino è originario di Candela, un paese in provincia di Foggia. Dalle candide colline del Subappennino Dauno meridionale, ha iniziato la sua carriera nel 1986 a Sale Langhe, diventandone segretario comunale. Prima aveva studiato a Bari, Roma e Napoli. Ha sempre avuto accanto la moglie Maria Rita, che gli ha dato tre figlie: Cecilia, ora mamma di Matilde e Giacomo, Livia e Laura. Santo Stefano Belbo, Neive e Bra sono stati gli altri Comuni seguiti nel suo percorso per arrivare nella capitale delle Langhe due anni dopo lo scoccare del millennio.

«Ho lavorato con Giuseppe Rossetto, Maurizio Marello e Carlo Bo, tre sindaci molto diversi con i quali ho sempre avuto un ottimo rapporto», risponde D’Agostino se gli si chiede un commento sull’evoluzione della politica cittadina, che per la verità rivela oggi un dibattito piuttosto scarno. «Negli anni è cambiato in particolare il ruolo del Consiglio comunale, perché è passata ovunque l’idea che serva un uomo solo al comando». E ancora: «Carlo Bo è un sindaco all’altezza del proprio ruolo. Per una serie di motivi la sua Amministrazione si è trovata allo snodo di temi vitali – viabilità, ruolo della città, turismo, enologia, possibilità economiche – e ha lavorato su scelte decisive: il terzo ponte, l’ospedale Ferrero, il nuovo centro di via Liberazione, il Museo del tartufo, la scuola per gli infermieri, solo per citarne alcune».

Dal suo ufficio in Comune il segretario pugliese ha compreso la dinamicità, il desiderio di crescere, la capacità di lavorare e l’energia di pretendere che costituiscono il Dna di Alba: «Siamo stati bene, ci siamo sentiti a casa e ho mai voluto cambiare», chiosa. Una bella dichiarazione d’amore alla sua città.

Maria Grazia Olivero

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