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La stazione di Alba, un pessimo biglietto da visita

La stazione di Alba, un pessimo biglietto da visita

IL CASO Mezz’ora nell’area della stazione di Alba, in pieno giorno. E due approcci che non contribuiscono ad aumentare la percezione di sicurezza: è capitato la scorsa settimana, in pieno giorno. Per diventare bersaglio di frasi volgari, da parte di uomini visibilmente alterati, non ci è voluto molto: è stato sufficiente sedersi sul muretto che guarda l’ingresso della stazione e camminare per il giardino, da sola. Forse, in compagnia di qualcuno, non sarebbe successo.

Ma al di là del contesto sociale in cui viviamo, in cui troppo spesso si tace di fronte a comportamenti come questi nei confronti delle donne, sembra quasi di non essere ad Alba, città da trentamila abitanti, la cui stazione non è certo paragonabile a quella di Torino o Milano.

Eppure, il problema esiste e negli ultimi mesi sembra essere peggiorato. È un tema delicato, in cui si rischia di cadere in generalizzazioni: per quanto piccola, anche l’area della stazione albese è un luogo di passaggio, di scambio e di movimenti. Verso le 18.30 ci sono studenti e turisti con le valigie in mano, che scendono dal treno e si guardano attorno, ma anche i lavoratori pendolari della Ferrero e di altre aziende cittadine, con il completo elegante e lo zaino con il computer sulle spalle.

Ci sono anche altri lavoratori, africani soprattutto, che portano zaini più logori e sbiaditi dal sole: hanno le scarpe sporche di terra e i jeans larghi. A tardo pomeriggio, i pulmini degli intermediari che li hanno accompagnati nei campi li riaccompagnano nel piazzale di fronte alla stazione: si notano subito, perché si muovono a piccoli gruppi.

Prima di incamminarsi a piedi e di salire in bici per spostarsi altrove, magari al Centro di prima accoglienza di via Pola o lungo il Tanaro, si fermano all’ombra delle piante del giardino. Hanno il viso stanco, dopo dieci ore in vigna, sotto il sole. Uno di loro si sposta ai piedi di un albero e si versa in testa un po’ d’acqua, per riprendersi dal caldo.

Vicino a lui, verso il bar della stazione, c’è un altro gruppo di persone. Sono di diverse nazionalità e parlano molto animatamente, con bottiglie di birra e di altri alcolici in mano. Uno di loro, in particolare, è molto alterato: si sposta per il piazzale, urla e cerca di avvicinarsi alle persone di passaggio. Gli altri, rimasti sul muretto, iniziano di colpo a litigare. Anche loro alzano il tono della voce e due arrivano quasi alle mani, ma si staccano subito e la situazione si calma.

Il piccolo parco della stazione, che potrebbe essere il luogo ideale per sostare nelle giornate calde, è deserto. Dall’affittacamere che affaccia direttamente sulla zona, escono ed entrano uomini. Al fondo dello spazio verde, vicino all’ingresso della struttura, spiccano una fila di bidoni della spazzatura stracolmi di rifiuti.

Altra spazzatura, borse di plastica e bottiglie, si trovano per terra. Per il resto, il parco è vuoto. Non ci sono persone che passeggiano o che lo attraversano per raggiungere la stazione. A un certo punto, arriva un’anziana con un cagnolino: scende i due scalini di ingresso, giusto il tempo per i bisogni fisiologici del cane, e ritorna sul marciapiede.

Se si guarda a terra, il sentiero è tappezzato di mozziconi di sigarette, plastica, vetri rotti. In generale, tutta l’area della stazione non è un esempio di pulizia urbana e non è certo un bel biglietto da visita per la città. «Ringrazia che non c’erano siringhe: l’altra mattina per poco non ci finivo dentro con il piede», dice un ragazzo che abita in un condominio poco distante. «Spesso scendo al parco con il cane, ma non è un ambiente piacevole, per la sporcizia e perché è facile imbattersi in persone alterate. Non capita sempre di essere infastiditi, ma non è uno spazio vivibile».

La pensano così anche gli esercenti della zona, che sono quasi rassegnati alla situazione. «Fino a un anno fa si stava meglio, forse perché i vari lockdown hanno allontanato le persone. Negli ultimi mesi, la situazione è peggiorata. Le liti e le risse sono quasi all’ordine del giorno: è una situazione che non incentiva il commercio, ma nemmeno per noi esercenti è semplice, perché spesso entrano nel locale persone non proprio raccomandabili o presenti a sé stesse. Le Forze dell’ordine ultimamente si vedono spesso, per fortuna».

Un’altra negoziante parla di uno scenario quotidiano ancora diverso, forse più difficile da cogliere, ma alla luce del sole: «Circola droga, soprattutto con clienti giovanissimi. I pusher nascondono le dosi in certi punti poco visibili e i ragazzi arrivano per ritirarle. Capita spesso di mattina, in orario scolastico, quando gli studenti dovrebbero essere a scuola», spiega.

In effetti, mentre parliamo, vicino all’ingresso della stazione, due ragazzini si avvicinano alle aiuole. Arriva un uomo sui trent’anni: si guardano e si spostano verso il passaggio esterno che porta alla banchina dei treni. Quando però si accorgono che li guardiamo, si allontanano e l’adulto ci tiene d’occhio da lontano.

Francesca Pinaffo

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