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Abitare il piemontese: la parola di questa settimana è Vërga

Bastone lungo e sottile, ramo; anello matrimoniale, fede nuziale

Scopriamo perché la stufa in piemontese è detta potagé

ABITARE IL PIEMONTESE Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Questo è l’incipit della prima poesia che la maestra Roberta ci diede da studiare in quarta elementare: I Pastori di D’Annunzio. Pur ricordando ancora a memoria la composizione, c’è un passaggio sempre rimasto nel cuore:

Rinnovato hanno verga d’avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.

L’ambientazione non è piemontese, ma c’è quella parola comunque familiare nella parlata subalpina: verga. La verga di cui parla D’Annunzio è il bastone, in questo caso di nocciolo (verga d’avellano), di cui sono muniti i pastori. Anche in piemontese verga è qualcosa di simile. Si tratta di un ramo liscio e flessibile adatto per vergassé (bastonare) o prendere a vergàde (bastonate). Si tratta di un gallicismo dal francese antico vergant (verga per castigare). La stessa voce è presente anche nel provenzale moderno con il significato di ramo, bacchetta. L’etimo è il latino virgam, ramoscello.

Ma in piemontese, con la parola verga s’intende soprattutto la fede nuziale, la vërga. La domanda che sorge spontanea riguarda la reale possibilità di una correlazione tra la fede nuziale e un bastone. C’è chi rimanda il significato all’espressione latina virgo (vergine), condizione secondo la quale si sarebbe dovuti arrivare alle nozze. Altri sostengono che sia una contrazione della parola vera, (alternativa linguistica di vërga) dal tardo latino di origine gallica viriae (Tertulliano), o viria (Plinio), braccialetto. I più maliziosi pensano anche alla metafora secondo cui verga (bastone) rappresenta, come accade in lingua spagnola, neolatina come il piemontese, il membro virile.

Infine, è opportuno notare che in varie illustrazioni di fedi nuziali è attestato, fin da tempi passati, che con verga s’intende la tipologia di bacchetta metallica lunga e sottile che si andrà prima a flettere e poi a lavorare per ottenere l’anello stesso. Una descrizione contemporanea recita infatti così: il modello più diffuso è certamente quello con verga liscia che si allarga verso un castone liscio o inciso.

Paolo Tibaldi

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