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Raccolte 150 cassette d’uva nella vendemmia in carcere per Vale la pena

Il vigneto interno al carcere albese è di un ettaro: è composto da 40% di vitigno Barbera, 40% di Nebbiolo e 20% di Dolcetto

raccolte 150 cassette d’uva nella vendemmia in carcere per il vino Vale la pena 1
© Marcato

ALBA Giovedì 21 settembre all’interno della casa di reclusione Giuseppe Montalto di Alba si è svolta la vendemmia. Accanto ai detenuti, a raccogliere alcuni grappoli d’uva sono stati anche i consiglieri comunali Mario Sandri, con delega all’agricoltura, ed Elena Alessandria, insieme al direttore reggente, Giuseppina Piscioneri, al commissario capo della Polizia penitenziaria Ramona Orlando e al direttore tecnico del progetto agricolo della struttura Giovanni Bertello.

Il vigneto interno al carcere albese è di circa un ettaro: è composto da 40% di vitigno Barbera, 40% di Nebbiolo e 20% di Dolcetto.  Le viti sono state piantate all’inizio del 2005 e quest’anno compiono diciotto anni. La vigna è curata da una media di circa 14 detenuti, ospiti di passaggio nella struttura, supportati dal direttore tecnico Giovanni Bertello e dalla collaborazione degli studenti dell’istituto Umberto I che danno una mano durante la potatura. Quest’anno sono state raccolte 150 cassette di uva, circa 30 quintali.

L’uva raccolta viene portata alla scuola enologica di Alba dove viene vinificata. Il vino prodotto viene imbottigliato con l’etichetta Vale la pena. L’anno scorso sono state prodotte 2.000 bottiglie di vino. Venduto in tre negozi equosolidali italiani, nel 2022 ha portato un incasso di 10mila euro. I proventi vengono usati per portare avanti il progetto e per pagare i detenuti che ci lavorano.  Per poter lavorare nel vigneto, i detenuti frequentano un corso di formazione veloce che rilascia un attestato di qualifica inerente al settore.

«Il progetto Vale la pena – dichiarano il sindaco di Alba Carlo Bo e i consiglieri comunali Mario Sandri e Elena Alessandria – è una bella e consolidata iniziativa di recupero per i detenuti ospiti durante un periodo della propria vita nella struttura penitenziaria dove possono imparare e svolgere un mestiere ottenendo una remunerazione per un percorso di rieducazione e un riscatto sociale. Ringraziamo tutti coloro che lavorano al progetto, in primis la direzione della casa di reclusione che ha sempre appoggiato l’iniziativa e il direttore tecnico Giovanni Bertello che guida il progetto dal 2004 su incarico del Ministero della Giustizia».

«Oltre al vigneto – spiega il direttore tecnico Giovanni Bertello – nel carcere albese c’è anche l’orto con una serra di 170 metri quadrati dotata di copertura, impianto di riscaldamento e d’irrigazione dove produciamo diversi ortaggi di stagione. Il vigneto e l’orto sono importanti progetti possibili grazie alla preziosa ed indispensabile collaborazione di diversi soggetti. Ringrazio per il fondamentale supporto il direttore reggente della casa di reclusione, Giuseppina Piscioneri, la Polizia penitenziaria con il commissario capo Ramona Orlando, gli educatori del carcere, la scuola enologica di Alba, la fondazione Casa di carità arti e mestieri Onlus di Savigliano per il percorso di formazione e la Syngenta Italia, il nostro partner fornitore di sementi e agro farmaci che ha promosso il progetto a livello nazionale anche attraverso un libro fotografico sul Vale la pena».

raccolte 150 cassette d’uva nella vendemmia in carcere per il vino Vale la pena
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