Eldorato, viene da un simbolo dell’accoglienza l’oro dei portali

Eldorato, viene da un simbolo dell’accoglienza l’oro dei portali 1

ALBA È in corso l’installazione, sui portoni della cattedrale di San Lorenzo e delle chiese di San Giuseppe e San Domenico, dell’opera Eldorato di Giovanni De Gara. L’idea è di Jacopo Di Marco dell’associazione Beato Giuseppe Girotti insieme al centro culturale San Giuseppe e alla diocesi di Alba per il decennale della beatificazione, il 26 aprile 2014, del Domenicano albese assassinato il giorno di Pasqua del 1944 a Dachau.

De Gara, fiorentino classe 1977, laureato in architettura, dice: «Il progetto è stato proposto per la prima volta nel 2018. Da tempo l’abate di San Miniato a Firenze mi aveva chiesto di elaborare qualcosa per i mille anni della chiesa. L’occasione arrivò quando il ministro Matteo Salvini chiuse i porti ai migranti che arrivavano con i barconi. Per far capire che, sull’accoglienza, la Chiesa prendeva una posizione ben diversa, pensai di ricoprire il portone con le coperte termiche usate in situazioni di emergenza, come appunto i naufragi. Un materiale povero, dal colore dell’oro. Simboleggia sia la luce che salva e accoglie sia l’apparenza di un mondo dorato. Tale condizione è immaginata da chi intraprende i viaggi dai Paesi poveri al ricco Occidente: in realtà trova, se non muore durante la traversata, appena una coperta color oro ad attenderlo». Il titolo «gioca usando l’analogia con Eldorado, il mitico luogo per secoli ricercato, terra promessa dove trovare lavoro e benessere. Per i migranti, l’illusione è appena al di là del mare. El è pure la radice della parola dio in ebraico».

De Gara ha proposto l’opera «in sessanta chiese. Per ognuna il costo del materiale, che oltre alle coperte comprende colla Pritt e nastro adesivo, si aggira sui trenta euro. Il portone viene impacchettato dall’esterno. Solo in un caso, nella cattedrale di Palermo, l’ho completamente ricoperto. Il messaggio è ecumenico: Eldorato è stato installato pure in cinque chiese protestanti. C’era il progetto per cinque moschee, ma è saltato a causa della pandemia».

Con padre Girotti «Eldorato si collega alla necessità di ribadire, ancora una volta, che tutti noi siamo fratelli, senza differenze di razza o altro. Nel periodo in cui l’accoglienza monopolizzava i discorsi politici, ho ricevuto delle critiche da un’opinione pubblica polarizzata». C’è un secondo aspetto che lega De Gara a padre Girotti. Dopo un viaggio in Palestina, in estate, De Gara ha avviato il progetto “Il deserto fiorirà”. Grazie alle suore Comboniane di Gerusalemme «ho conosciuto i villaggi dei beduini nel deserto di Giuda. Vivono in condizioni precarie, senza acqua in baracche di zinco. Con la nostra iniziativa, preceduta da un’esibizione alla quale ha collaborato Umi Carroy, stiamo raccogliendo 14mila euro per piantare 1.500 alberi, soprattutto ulivi, limoni e bouganvillee. Rappresentano speranza e futuro, lotta al cambiamento climatico, presidio per coloro che potrebbero essere scacciati e possibilità di creare reddito. Gli insediamenti dei coloni si stanno espandendo e, contestualmente, stanno distruggendo le abitazioni dei beduini».

In tutto, sono quattordici i villaggi presenti nella zona: l’associazione Padre Girotti parteciperà attivamente promuovendo l’impianto di ulivi in memoria del beato.

Chi volesse contribuire potrà ricercare la pagina dedicata al progetto su www.produzionidalbasso.com. Ai partecipanti sarà inviato La vera storia di un albero, tavola di legno che richiama le fattezze di un libro e fa pensare a come una pianta possa essere trasformata in diversi oggetti.

Nell’ambito del decennale della beatificazione, mercoledì 24 aprile alle 21 in San Domenico, lo Stabat mater di Jacopone da Todi sarà presentato nella versione musicata da Karl Jenkins dai cori I polifonici del marchesato e Musica nova, insieme al- l’orchestra Bartolomeo Bruni. Diretti da Enrico Miolano, tra i solisti ci saranno la soprano Daniela Quaglia, la contralto Paola Lombardo e il flautista Franco Olivero.

 Davide Barile

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