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Il Risorto non fa preferenze, vuole tutti suoi amici

Il Risorto non fa preferenze, vuole tutti suoi amici
Visione dell’angelo a Pietro, Giaffa (Israele) chiesa di San Pietro. L’apostolo è invitato ad andare ai pagani.

PENSIERO PER DOMENICA – SESTA DI PASQUA – 5 MAGGIO

Siamo alla VI e ultima domenica di Pasqua. Nelle letture della Messa abbiamo una sorta di ricapitolazione di cosa è stata la Pasqua: Gesù è morto e risorto per tutti (At 10,25-48), manifestando così che Dio è amore (1Gv 4,7-10), amore che è come l’acqua d’una cascata: arriva non per fermarsi a noi, ma raggiungere i fratelli (Gv 15,9-17). 

La salvezza è per tutti. Non è stato facile per la prima comunità convincersene. Secondo gli Atti degli apostoli, il primo a intuirlo, sotto la guida dello Spirito Santo è Pietro, nell’incontro con il centurione pagano Cornelio: «Sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga». Prima di questo si pensava che il dono di salvezza del Risorto fosse riservato solo ai Giudei. Noi siamo figli di questa intuizione. Poi toccherà a Paolo avviare quell’azione missionaria che lo porterà in terra pagana: in Grecia e poi a Roma.

Il Risorto non fa preferenze, vuole tutti suoi amici
Visione dell’angelo a Pietro, Giaffa (Israele) chiesa di San Pietro. L’apostolo è invitato ad andare ai pagani.

Dio è amore e ama personalmente ognuno di noi. Il tema dell’amore accomuna la seconda lettura e il Vangelo. Nella visione cristiana, come suggerito dall’immagine della cascata, l’amore viene da Dio: «Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi». Tutto parte di qui: noi siamo chiamati a rispondere all’amore con l’amore. Il come ce lo spiega Gesù: il rispetto dei comandamenti è il modo concreto per “rimanere” nell’amore: «Siete miei amici se fate quello che vi comando». Traducendo: amare è rispettare i genitori, non rubare, non mentire, non usare gli altri per il nostro piacere… La vita cristiana è qualcosa di molto concreto.

 

Anno della preghiera – 14. Troviamo qui – quasi en passant – la promessa più impegnativa e altisonante di Gesù sulla preghiera: «Perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome ve lo conceda». La parola “tutto” spaventa; sembra esagerata: quasi che a Gesù sia “scappata la mano”. In realtà le parole vanno lette attentamente e, in particolare, occorre dare il giusto peso a quel “nel mio nome”. Don Gasparino, grande maestro di preghiera, lo spiegava così: quando chiediamo qualcosa a Dio dovremmo sottoporre la nostra richiesta a Gesù, chiedendoci: Gesù chiederebbe questo? Non si tratta di un gioco al ribasso: Gesù, nel Padre nostro, ci ha insegnato a chiedere e cosa chiedere al Padre. Lui poi ha chiesto al Padre addirittura di essere liberato dalla morte! Noi crediamo che Dio lo ha esaudito, non subito, ma con la risurrezione. Forse tante nostre richieste saranno esaudite così.

 Lidia e Battista Galvagno

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