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Giocare a cricket in zona H: il prato verde è diventato un luogo di ritrovo per la comunità indiana

Al loro Paese e, in generale, negli Stati del Commonwealth questa disciplina richiama negli stadi decine di migliaia di spettatori

Giocare a cricket in zona H
Il gruppo di giocatori dell'H-zone

ALBA Nelle domeniche estive, all’H-zone si può assistere a uno spettacolo insolito per le nostre latitudini. Verso sera, un gruppo di indiani gioca a cricket.

Al loro Paese e, in generale, negli Stati del Commonwealth questa disciplina richiama negli stadi decine di migliaia di spettatori. Ad Alba, le partitelle si svolgono nell’indifferenza generale, mentre poco lontano ragazzi più o meno della loro età giocano a basket o a beach volley.

Sotto gli alberi, c’è chi porta i cani a passeggio e lancia a malapena qualche occhiata distratta. «Giochiamo quando fa caldo, da giugno ad agosto, al massimo fino all’inizio di settembre. Poi lasciamo perdere. Le giornate si accorciano e per alcuni di noi, che vivono vicino ad Alba e si spostano in bici, viaggiare di notte è pericoloso», raccontano i giocatori in una pausa del match, dissetandosi con fette di anguria.

Giocare a cricket in zona H 1
Alcuni giocatori in posa.

La maggior parte di loro lavora in agricoltura o nel settore della ristorazione. Pochi, invece, sono quelli occupati nelle aziende.

Le regole del gioco, per chi assiste per la prima volta a un incontro, sono difficili da capire, anche se la dinamica di certe azioni e lo scopo del gioco ricordano il baseball. C’è un giocatore che lancia la palla (il movimento è però diverso) e uno che la deve colpire con una mazza piatta e più larga.

Il campo usato per le sfide domenicali è più piccolo di quelli regolamentari e anche il numero di giocatori per squadra è minore, ma è sufficiente per permettere loro di divertirsi e, forse, di sentirsi un po’ meno lontani da casa. La stessa cosa accadde ai primi del Novecento negli Stati Uniti, quando gli immigrati arrivati dal Piemonte, portarono la pallapugno in California.

Per ora le sfide di cricket della domenica restano un passatempo riservato al gruppetto di connazionali residenti ad Alba e dintorni. «Sappiamo che ci sono squadre ad Asti e a Torino, ma è difficile riuscire a organizzare partite», raccontano i giocatori.

Oltre alle dimensioni, l’unica differenza tra i campi ufficiali e il prato dell’H-zone è che nei primi l’area rettangolare nella quale si lancia e si colpisce la palla (detta pitch, larga circa tre metri e lunga una ventina), è di materiale diverso per garantire maggiore regolarità nel rimbalzo. Guardandolo con attenzione, però, anche il prato dell’H-zone sembra quasi un campo vero. Nel pitch l’erba è ormai consumata dalle corse settimanali di lanciatori e battitori, come accade sui campi di Wimbledon durante il torneo di tennis.

Corrado Olocco

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