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Il caso: l’onda lunga di Egea pure su Apro

Con l'ingresso di Iren in Egea, si apre un capitolo nuovo, ma il passato si fa sentire: il 14,68% dell'agenzia è in mano alla Sia, società cardine di Carini; dalla scuola albese rassicurano

Il caso: l'onda lunga di Egea pure su Apro
L'ingresso di Apro.

ALBA È appena trascorso un mese decisivo per il futuro di Egea: lo scorso 1° agosto, come da programmi, Iren ha chiuso l’operazione di acquisizione del 50 per cento della multiservizi, travolta da debiti e indagini giudiziarie.

È nata così la nuova Egea holding Spa, esito del complesso salvataggio dell’ultimo anno. Con un nuovo amministratore delegato – Gianluca Riu, manager di punta di Iren –, l’Egea di oggi ha pure un Consiglio di amministrazione nuovo di zecca (ne parliamo anche nell’articolo a fianco).

Finisce così l’epoca della famiglia Carini, dal fondatore Emanuele al figlio Pierpaolo, uomo simbolo dell’azienda, poi travolto dall’accusa di false comunicazioni sociali, fino al maxisequestro da 3,6 milioni di euro, lo scorso giugno.

Il legame tra Apro e Carini: il 14,68% della scuola in mano al manager 

Un tracollo imprenditoriale, ma non solo: in un territorio permeato da Egea, stanno emergendo strascichi parecchio ingombranti.

Ne sa qualcosa Apro. Realtà pubblico-privata nel campo della formazione professionale, è detenuta al 14,68 per cento dalla Sia Srl, il terzo socio dopo il Comune di Alba (17,79 per cento) e l’Associazione commercianti albesi (15,79 per cento). Banca d’Alba è il quarto socio, seguita da Confindustria Cuneo, da Ferrero, da Miroglio e da altre realtà. La Sia, con sede in via Vivaro, è uscita dall’ombra con il terremoto Egea. Attiva nel settore della gestione nel ramo energetico, a quanto pare si occupava anche di compravendita di obbligazioni. E soprattutto era il braccio con cui Carini controllava il 49,68 per cento del gruppo di famiglia.

La questione è che il sequestro avrebbe riguardato proprio la Sia, di cui l’ex Ad era amministratore unico. Fino al 2012, una parte era in mano alla madre, Carla Perotti, poi uscita dalla compagine.

Oltre a Egea e Apro, la Srl detiene quote anche in altre società: il 10,89 per cento de Il nuovo braidese; il 20 per cento di Comete Srl, che offre servizi alla aziende; il 10 per cento di Monferrato energia, che fa parte di Egea; il 12,5 per cento della torinese Valori holding. Di certo, alla luce dell’ultimo bilancio depositato nel 2021, la Sia non se la passava troppo bene. Con un patrimonio netto di quasi 5 milioni e mezzo di euro, ha visto peggiorare la sua situazione nel giro di un anno, passando da 477mila euro di debiti verso le banche a fine 2020 a oltre 3 milioni e mezzo nel 2021. Sempre nell’ultimo bilancio, poi, risultava un utile di 46mila euro.

Le conseguenze: Apro rassicura 

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Paolo Zoccola, presidente di Apro

Si arriva così alla domanda più importante: che impatto ha il sequestro su Apro? In primis, a oggi la Sia non è fallita.

Il secondo dato riguarda il Consiglio di amministrazione dell’istituto, da cui si è dimesso Sebastiano Contegiacomo, responsabile delle relazioni istituzionali di Egea e rappresentante della società di Carini all’interno della scuola.

A intervenire è Paolo Zoccola, presidente di Apro: «Abbiamo approfondito la questione con i nostri legali e non ci sono, in base alle informazioni attuali, ricadute su di noi. Anche perché non abbiamo ricevuto comunicazioni di azioni sulle quote da parte del Tribunale. Certo, non è una situazione piacevole, perché la Sia è uno dei nostri soci più rilevanti, ma siamo sereni».

Sul futuro, aggiunge: «Certo, se la società di Carini fallisse, il valore delle quote verrebbe monetizzato e potranno essere rivendute. È troppo presto per parlare di risvolti sul capitale sociale».

E conclude con Contegiacomo: «Si è dimesso per motivi professionali, visto il momento complesso. Ci auguriamo che anche la vicenda giudiziaria si risolva al meglio».

Francesca Pinaffo

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