GUARENE Linda e il pollo, produzione italo francese di 72 minuti diretta da Chiara Malta e Sébastien Laudenbach è il film di animazione appena uscito nelle sale. Alla produzione ha contribuito pure un’artista guarenese, Carlotta Vacchetti. Nata nel 1997, dopo la maturità al liceo Pinot Gallizio di Alba ha frequentato la sezione animazione al Centro sperimentale di cinematografia di Torino. Tra i suoi lavori precedenti figura The Meatseller, premiato in primavera ai David di Donatello come miglior cortometraggio.
Sul nuovo film Carlotta racconta: «Si tratta di una pellicola per bambini che è godibile da ragazzi e adulti. Tutto parte dal desiderio di Linda di mangiare pollo con peperoni. La mamma, che poco prima l’aveva sgridata ingiustamente, capisce che si tratta di un ricordo legato al padre, morto quando Linda era molto piccola. Tutta la sottotrama del film gioca sul tema dei ricordi e della memoria».
«L’avventura principale riguarda proprio la ricerca del pollo, introvabile a causa di scioperi e vari imprevisti. Alla fine gli amici e tutto il quartiere si prodigheranno nella ricerca». I registi «sono marito e moglie, lui parigino e lei romana. Il lungometraggio è stato prodotto da uno studio italiano, avevo letto della possibilità di effettuare un test per collaborare e ci ho provato. In seguito Chiara mi ha telefonato dicendomi di essere interessata. Inizialmente non sapevo che avrei dovuto trasferirmi per nove mesi a Parigi, così mi sono organizzata in fretta e ho trovato casa insieme a due coinquiline francesi. Sono rimasta in Francia da gennaio a settembre 2022».
Carlotta si è occupata dell’animazione, «per ogni secondo di video occorrono 24 disegni. Realizzandone soltanto dodici l’occhio non percepisce discontinuità, per cui si può risparmiare tempo. Il disegno è effettuato in digitale, ma il tempo occorrente è comunque molto lungo. Alcune scene, con più personaggi e molti movimenti, sono più difficili rispetto ad altre».
Carlotta ha ricavato grande esperienza. E dal maestro Sébastien «ho imparato molto, mi sembrava di essere a bottega da un artista. Ha uno stile particolare, chiede di fare ogni bozza di getto e non usare la gomma. Il risultato, con l’uso di colori accesi, è un’opera unica, fresca e viva».
Davide Barile