La storia / I vini roerini di Hilberg Pasquero

Nicola porta avanti la passione di famiglia, dopo importanti esperienze lavorative fatte all'estero. L'obiettivo è portare nella bottiglia i valori di un territorio antico

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La famiglia Pasquero al completo.

PRIOCCA La bolla di azzurro che, come un’aureola, lunedì sera (2 settembre) ha protetto il bricco Gatti di Priocca deve essere vista da Nicola Pasquero come un benaugurante vaticinio ai suoi progetti rivolti ai vini dell’azienda di famiglia (Hilberg Pasquero) e al Roero.

Tutto intorno scrosci di pioggia. Lassù, il sereno ad accompagnare una serata di fine estate: il cortile-aia affacciato sui vigneti; l’arredo agreste; il sobrio benvenuto di papà Miclo; l’amichevole colloquiare; la chitarra e i canti ‘d na vòta, di ieri e di oggi; le luci calde della cantina. Una semplicità ancor più bella perché giovane: a partire dall’informale, ma professionale, freschezza del servizio dei vini e del menù dell’agriturismo Ca’ Nadìn di San Damiano.

E bella perché corale: arricchita dalla presenza di tante osterie del basso Piemonte viticolo, dalle Langhe al Roero, al Monferrato, al Tortonese. Qua e là, pennellate di bellezza disseminate, tutte da scoprire: i centrotavola di rosmarino, alloro e fiori di campo; le candele nelle vecchie burnìe; i poggiaposate in cocci di ceramica; ombrelloni di spiaggia vintage e sdraio di albergo di montagna svizzera per godersi le sabbie e le onde di filari del vinoso Roero beach, geologica spiaggia del golfo Padano.

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L’evento al bricco Gatti

Prima all’estero e poi il ritorno nel Roero

Classe 1983, due lauree in ingegneria al Politecnico di Torino e in economia a Parigi, con esperienza lavorativa nel gruppo Louis Vuitton Moet Hennessy e, in ultimo, nel coordinamento di 120 persone, Nicola ha il tratto affabile di famiglia: il sorriso sincero di mamma Annette, l’amore per la convivialità di papà Michele. Dice: «Sono contento per mio papà che ha tanto lavorato e che si sta riprendendo dal recente grande spavento di salute. Volevamo essere discreti e spero che gli invitati non abbiano avvertito un approccio commerciale».

Il papà, come detto, è Miclo: un’amicizia vera e ininterrotta fin dai tempi della scuola; tante parole condivise di civiltà contadina, di Roero, di vino. Seduti in un abbraccio fraterno, mi gusto il suo piacevole narrare di vigne e di colline: «Quello là davanti è “monte Furche”, il colle più alto tra Priocca e Govone, collegato al mitico insediamento di Stella. La nostra vigna è un ettaro di argilla bianca a Barbera in pieno Sud. L’ho comprata nel 2003 da Michelina che, rimasta vedova, l’aveva fatta andare da sola per circa vent’anni. Pensa che all’inizio, quando la vigna metteva ancora poco, dava l’acqua lei con la macchina a spalla… Oggi ha 95 anni».

I vini di Nicola hanno personalità: «Perseguiamo i valori dell’eccellenza, della naturalità, della trasparenza. In tal senso la cantina Hilberg Pasquero è stata antesignana. Puntiamo a vini eleganti, capaci di invecchiare e di rivelare la loro origine». Valori che la nuova etichetta lega alla vigna e racconta con grafica contemporanea: la luna come richiamo alla saggezza degli avi; la firma di Annette e Michele a sottolineare le fatiche fatte; gli acquerelli della sorella Aline a rappresentare la vigna come poesia.

È la nouvelle vague della viticoltura del Roero: battezzata nella civiltà del Nebbiolo e dell’Arneis; nutrita con orgoglio identitario; irrobustita da studi e sguardi internazionali. Nessun complesso di inferiorità nei confronti di chicchessia. Disincantata sul tema dei confini. Integralista unicamente sul concetto di qualità ovunque coniugata con la sostenibilità ambientale, economica e culturale.

Luciano Bertello

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