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Un vino che vale per davvero la pena

È stata raccolta l'uva all'interno del carcere albese: circa 17 quintali, tra Barbera e Nebbiolo, per un progetto che punta a offrire ai detenuti una seconda possibilità. La fase di vinificazione è affidata all'enologica, partner dell'iniziativa

Un vino che vale per davvero la pena
Giovanni Bertello, al centro, direttore tecnico del progetto, con il personale dell'enologica di Alba.

ALBA Vale la pena non è un vino come tutti gli altri. Nasce tra le mura del carcere di Alba: dove ci si aspetta di trovare solo edifici e al massimo un po’ di prato, ci sono file ordinate di vigne, per nulla diverse da quelle che si trovano sulle colline tutt’intorno.

La scorsa settimana, dopo la vendemmia conclusa in una sola giornata dagli internati, le uve raccolte sono state portate alla cantina del- l’istituto enologico Umberto I di Alba, dove studenti e studentesse si occuperanno delle fasi successive.

Dice Giovanni Bertello, direttore tecnico nel progetto agricolo del Montalto e formatore: «L’organizzazione è stata difficile, in particolare per via del cantiere all’interno della struttura, che circonda anche la maggior parte dei filari. Siamo riusciti comunque a curare il vigneto e a portare a termine la vendemmia, con i 12 internati che hanno seguito il corso da operatore agricolo. Abbiamo raccolto circa 17 quintali di uva, di buonissima qualità».

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Gli studenti dell’enologica.

Un progetto radicato 

Il progetto del vino Vale la pena è partito nel 2006, grazie al sostegno di una serie di partner, dalla stessa casa di reclusione al Comune di Alba, dall’azienda Syngenta all’Enologica, per arrivare alla Casa di carità arti e mestieri Onlus per la fase formativa. Aumentate anno dopo anno, le bottiglie vengono vendute in occasione di mercatini e in negozi equosolidali. Il ricavato viene devoluto allo stesso carcere e utilizzato per pagare i detenuti che lavorano all’iniziativa. Oltre all’uva, poi, al Montalto sono stati piantati anche alberi da frutto e nocciole, così da ampliare il progetto.

Riprende Bertello: «Come vino, produciamo circa il 60 per cento di Barbera e il 40 per cento di Nebbiolo». L’obiettivo di Vale la pena è favorire l’inserimento lavorativo degli ex detenuti, una volta tornati in libertà. Secondo le statistiche, il lavoro è il principale strumento per contrastare la recidiva.

«Da quando il carcere è stato convertito in casa di lavoro, l’utenza è più complessa, ma siamo comunque riusciti ad attivare i corsi di formazione. Il secondo, in partenza, sarà incentrato sulla corilicoltura, così da ampliare lo sguardo».

Questa vendemmia ha portato con sé anche una novità: è la prima seguita dal nuovo direttore del Montalto, Nicola Pangallo. Conclude Bertello: «Siamo felici che il nuovo direttore abbia deciso di sostenere ancora di più il progetto. L’intenzione è anche quella di poter tornare, con la vendita delle bottiglie, nei vari mercatini».

 Francesca Pinaffo

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