PIAZZA PRUNOTTO «Mai visti capi così belli», ha commentato Piero Oberto, ormai padrone di casa alla Grande rassegna dei bovini piemontesi di sottorazza albese della coscia andata in scena in piazza Prunotto giovedì scorso.
Al termine delle valutazioni della giuria, Oberto ha confermato le prime impressioni: «Gestisco la fiera da 44 anni e non ho mai visto animali così ben tenuti in tutte le categorie, indice di un grande lavoro fatto dagli allevatori locali».
Erano 39 i capi in mostra, controllati dal servizio veterinario dell’azienda sanitaria locale guidato da Giovanni Olivieri, schierati dagli allevatori fin dalle 9. Oberto, accompagnato da Bruno Bima di Villafalletto e dalla commerciante di bestiame di Villar San Costanzo, Ombretta Luciano, ha osservato gli esemplari con attenzione prima di stilare la classifica.
«È una filiera da valorizzare, la carne piemontese è la migliore, ma si deve e si può fare di più, a partire dai macellai», aggiunge Oberto. E sul tema non è mancato un richiamo dalle associazioni di categoria presenti alla rassegna.
I rappresentanti di Cia, Confagricoltura e Coldiretti hanno detto: «Oggi le aziende agricole del settore vivono momenti di difficoltà. Dobbiamo far sentire la nostra vicinanza».
Di seguito l’elenco dei premiati suddivisi nelle nove categorie.
Vitelloni della coscia interi. Primo posto: Fratelli Canale di Alba; secondo: Paolo Abrate di Fossano; terzo e quarto: cascina Noce di Borio, Monforte; quinto Denny Chiola di Perletto.
Vitelle della coscia. Primo posto: La casassese di Riva presso Chieri; secondo: cascina Noce; terzo: Paolo Abrate; quarto, quinto e settimo posto per l’azienda agricola Giacomo Bosio di Cervere; sesto e ottavo per La fasenda di Davide Silvestro, Centallo; nono e decimo: Fratelli Canale.
Vitelli castrati. Primo posto: La fasenda; seguono Giacomo Bosio, Paolo Abrate e La casassese.
Manzi da 2 a 6 denti. Prima: azienda agricola Andrea Migliore di Caraglio; seguono Paolo Abrate e Vallcarni di Luigi Vallino di Marene.
Manze da due a sei denti. Prima, seconda e terza posizione per la marenese Vallcarni. La stessa azienda ha ottenuto i quattro premi per la categoria vacca grassa da macello.
Bue grasso da macello oltre i 6 denti. Primo posto: Vallcarni; seguono: cascina Noce, Andrea Migliore e La casassese.
Vitelloni interi meticci: Prima classificata: cascina Noce; seconda: La fasenda; terza posizione per Paolo Abrate.
Vitelle meticce. Prima classificata: Fratelli Canale; secondo e terzo posto per Paolo Abrate e La fasenda.
La rassegna dedicata alla sottorazza nata in una stalla tra Guarene e Magliano a fine Ottocento non poteva che ampliare la sua influenza sul territorio con alcuni gemellaggi. Domenica 27 ottobre alle ore 11 la conoscenza della sottorazza albese proseguirà con Ama la carne insieme all’Associazione macellai albesi in piazza Pertinace e domenica 24 novembre alle 10 con la Confraternita del bollito e della pera Madernassa che celebrerà i primi quarant’anni a Guarene.
Elisa Rossanino
«Un contesto produttivo straordinario»
L’assessore Roberto Cavallo ha portato in piazza Prunotto il “benessere animale” con Luca Maria Battaglini dell’Università di Torino che spiega: «È una disciplina molto articolata. Innanzitutto dobbiamo vedere l’animale in base alle sue caratteristiche e alle esigenze della specie. Fare valutazioni è molto complesso, alcuni degli ambiti da considerare sono: l’alimentazione, possibili maltrattamenti e le malattie. Qui siamo in un contesto produttivo straordinario, ci sono aziende che conoscono gli animali molto meglio che in altre realtà di allevamento. L’animale non è solo un numero. In molte stalle ciascun capo è chiamato quasi per nome». Ma la valutazione qualitativa della produzione passa anche per altri fattori: «La produzione deve essere sostenibile da diversi punti di vista: sociale, economico e ambientale. Le realtà agricole zootecniche sono molto attente a questi fattori. L’alimentazione è basata sul fieno, quindi sui prati, espressione di biodiversità».
Una buona conoscenza del prodotto permette una consapevolezza maggiore anche nel consumo, «sapere cosa abbiamo nel piatto oggi è fondamentale, questi allevamenti non sono intensivi e non impattano sull’ambiente. Dobbiamo saper comunicare bene queste caratteristiche in modo da garantire un futuro alla nostra rassegna secolare», chiude Roberto Cavallo.
e.r.