
CORTEMILIA Quale paesaggio diventerà attrattivo alla luce, anche, dei cambiamenti climatici? E come si possono recuperare gli antichi muri a secco e luoghi un tempo operosi di scambi tra Piemonte e Liguria, per ospitare nuovi vigneti, forme di economia circolare e sostenibile e mappe del turismo che il climate change sta cambiando? Traducendo in realtà una legge innovativa della Regione Piemonte (il “non bosco”) e applicandola, in via sperimentale, adun angolo di territorio che si estende da Saliceto a Monastero Bormida e che comprende anche la valle Uzzone: in tutto 26 Comuni, con poco più di undicimila abitanti e una superficie di 378 chilometri quadrati.
Per fare un punto sulle azioni da intraprendere per rilanciare un territorio già incluso nel piano Snai (Strategia nazionale per lo sviluppo delle aree interne) è stato organizzato un convegno in San Francesco, a Cortemilia, mercoledì 30, alle 17, dal titolo: “Le opportunità del non bosco in Alta Valle Bormida“. Dice l’assessore regionale alla Pianificazione territoriale Marco Gallo: «Verrà dato spazio alle ricadute concrete del progetto su questo territorio, che ha consentito alla Regione di sperimentare le nuove procedure nazionali in materia di recupero dei paesaggi agricoli storici, invasi dal bosco, con riferimento ad ambiti estesi arrivando all’approvazione delle perimetrazioni delle superfici meritevoli di ripristino delle attività agricole e pastorali per sei Comuni dell’Unione montana: Cortemilia, Pezzolo Valle Uzzone, Bergolo, Levice, Castelletto Uzzone, Gottasecca».
L’assessore Gallo sottolinea: «L’approvazione del “non bosco”, con l’accordo stipulato tra Regione e Ministero, è un’occasione importante per la comunità locale: tutti sappiamo quanto i nostri paesaggi, soprattutto quelli terrazzati, siano stati plasmati e mantenuti funzionali dall’uomo attraverso la sua attività agricola. Oggi le condizioni di lavoro sono profondamente modificate e non sempre è sostenibile economicamente continuare a coltivare i territori più difficili e aspri: le agevolazioni offerte vogliono essere un modo per sostenere chi accetta di mantenere viva l’agricoltura tradizionale in questi luoghi. La strada da seguire è quella dell’integrazione virtuosa tra economia e agricoltura, che si traduce anche in tutela e valorizzazione del paesaggio agrario storico di questa valle, a beneficio di tutti».
La ricerca ha messo a fuoco anche quattro focus tematici. Il primo riguarda la questione delle competenze nella trasformazione del paesaggio. Quelle già in atto e quelle future. Con un nodo: l’assenza di personale qualificato nella conoscenza del patrimonio territoriale e dell’iter procedurale. Il secondo si concentra sulle misure di contenimento già in atto e su una strategia necessaria per contenere i danni da fauna selvatica, in particolare i cinghiali. Il terzo focus si occupa delle potenzialità del pascolo nel bosco e l’ultimo mette insieme sostenibilità, energie e cambiamenti climatici. Soprattutto questi ultimi sembrano poter rendere più appetibile il territorio rispetto a 30-40 anni fa. Sia in campo immobiliare, con investimenti provenienti dall’esterno, per nuove residenze e strutture turistiche. Sia in campo vitivinicolo: gli impatti negativi del climate change in particolare le basse Langhe, stanno generando un crescente interesse verso i terreni dell’alta Val Bormida piemontese, caratterizzati da un’altitudine maggiore, potenzialmente in grado di ospitare nuovi vigneti.
Conclude l’assessore Gallo: «Il paesaggio è una risorsa strategica per lo sviluppo sostenibile, da valorizzare. Con una condizione: che non sia slegata dal miglioramento della qualità della di vita di chi lo abita. L’attuazione della parte strategica del piano paesaggistico ha consentito, in questi ultimi anni, di avviare e concludere interessanti e proficue collaborazioni con soggetti diversi, pubblici e privati, per realizzare progetti che abbiano ricadute concrete sui territori».
