IL SONDAGGIO Come mangiano le persone, quali sono le abitudini e la relazione col cibo? E quale il rapporto con i pasti? Abbiamo provato a rispondere a queste domande in un sondaggio (dal quale derivano i grafici presenti in questa pagina) somministrato ai lettori di Gazzetta d’Alba attraverso i nostri canali on-line. Sebbene, visto il campione considerato, il sondaggio non ha alcun valore scientifico poiché non può essere considerato rappresentativo, ha l’obiettivo di dare voce al lettore registrando le abitudini quotidiane.
Il tema è centrale in un momento storico in cui l’accesso alle risorse alimentari non è equo, perché molte persone non possono permettersi cibo di qualità e in quantità adeguate pure nel territorio di Alba e dintorni; un momento in cui l’inquinamento rende gli ecosistemi naturali contaminati, in cui lo stress quotidiano rende difficile nutrirsi in maniera funzionale.
Il sondaggio a cui hanno risposto oltre 50 lettori iniziava con la domanda: “Da uno a dieci, quanto è importante il cibo nella tua vita?”.
La maggioranza degli intervistati ha attribuito un punteggio massimo. Ciò testimonia la centralità pratica, emotiva e simbolica dell’alimentazione. Circa la metà dice di fare “tre pasti al giorno”, il 35% quattro e una minoranza (pari appena al 7%) cinque.
Per quanto riguarda le abitudini alimentari, il 48% del campione dice di mangiare soprattutto fibre e vitamine, il 44% carboidrati. Solo il 7% sceglie le proteine come primo elemento nutritivo.
Scendendo nel dettaglio e analizzando le tipologie specifiche di cibo, i lettori dichiarano di seguire una dieta piuttosto varia consumando verdure, uova, latticini e frutta. Pochi scelgono la carne e il pesce.
Questa tendenza che potremmo definire “salutista” potrebbe essere spiegata col fatto che i rispondenti a un questionario sul cibo, come questo appunto, siano persone sensibili alla tematica alimentare, dunque più propense a scelte salubri, mentre chi è poco avvezzo alla cura alimentare potrebbe non trovare adeguata rappresentanza nei risultati. Ma si tratta solo di un’ipotesi.
Una delle domande centrali del sondaggio riguarda le abitudini domestiche: “Chi cucina con maggiore frequenza in casa tua?”. Circa il 50% delle persone ha scelto l’opzione “la donna”, soltanto il 13% l’uomo e l’11% dichiara di “cucinare in maniera equa”.
I dati appena riportati denunciano il sussistere di profonde differenze di genere nella distribuzione dei compiti di vita quotidiana, con un carico di lavoro sostenuto in misura principale dalla componente femminile.
Le risposte su come le persone percepiscono, maneggiano e curano la propria alimentazione raccontano storie di privilegio o disagio socioeconomico, di consapevolezza sanitaria e di prevenzione, di ruoli sociali e parità di diritti. Parlare di cibo dunque non sempre significa solo indagare il mondo della nutrizione.
Maria Delfino
Non ceniamo mai fuori e facciamo spesa al discount
IL SONDAGGIO “Quante volte mangi fuori in un mese?”, era una delle domande del questionario proposto sul sito ai lettori di Gazzetta d’Alba.
Circa un sesto dei rispondenti ha selezionato la voce “nessuna”, il 22% “una sola volta”, il 32% “da due a tre volte” e il 19% “da quattro a 5 volte”. L’11% del campione mangia fuori “oltre sei volte”. L’alta frequentazione di ristoranti, osterie e bar è spesso indice di una situazione economica mediamente elevata.
Tuttavia rimane una parte di popolazione che non può permettersi pasti fuori casa. Un andamento confermato da altre risposte. Circa un quinto dei partecipanti dichiara di “fare molta attenzione” quando fa la spesa al supermercato, “controllando i prezzi” e “tentando di risparmiare il più possibile”. Soltanto il 22% dice di “non fare caso al costo del cibo” e di scegliere i prodotti solo in base alla qualità.
A questo proposito una lettrice spiega: «Dopo la pandemia il costo del cibo è aumentato del 20 o 25%. Ho tre figli, due in età adolescenziale e uno di 10 anni. Mio marito lavora come operaio specializzato e ha uno stipendio di 2mila euro al mese, non basta per mantenere 5 persone. Dobbiamo contare i soldi, acquistiamo cibo nei discount. La qualità spesso non è ottima, i nostri corpi ne risentono e si ammalano di più, ma non possiamo fare diversamente».
Un altro lettore: «Compro cibo biologico, per tre persone al mese spendiamo 450 euro. Sono consapevole di vivere una condizione di privilegio. Quando guardo le persone dormire per strada mi chiedo: cosa mangiano? Di sicuro alimenti poco nutrienti, chimici e poco costosi. Questo non fa bene alla loro salute».
m.d.