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Premiato il soffio che accende la lampada costruita da Eva

Premiato il soffio che accende la lampada costruita da Eva
©Edoardo Piva

LA STORIA Legno, ottone e resina sono i tre materiali che combinati hanno dato vita a Nam, la lampada ideata e realizzata dalla braidese Eva Maria Francesca Troia premiata al salone dedicato all’arredamento e al design Expo casa di Torino.

Sostenibilità e inclusività sono i principi che il concorso Design call ha richiesto ai partecipanti e a cui la neolaureata allo Ied, Istituto europeo di design di Torino, si è ispirata per la sua opera. La lampada da tavolo, realizzata in alcuni mesi di lavoro, è stata selezionata tra i migliori progetti in concorso. «Per realizzarla ho cercato prodotti di recupero, il legno di rovere l’ho preso tra gli scarti di un falegname e poi l’ho lavorato nei laboratori dello Ied. Gli elementi sono montati, uno sull’altro, attorno a una struttura che può essere scomposta e poi smaltita», spiega Eva.

La lampada, composta da due corpi luminosi, si accende con modalità diverse. La sezione centrale s’illumina con un sistema touch posto sulla base; la particolarità sta nella sfera posta in cima: «Si accende con il respiro prendendola tra le mani e soffiando. In base all’intensità resta illuminata per uno, tre o sette giorni, senza interruzione», spiega la designer.

Per la giuria la lampada ha rappresentato a pieno i principi della gara. Dalla progettazione al modello in 3d fino alla realizzazione e alla promozione con foto e video Eva ha lavorato in autonomia. «Solo toccando i materiali si riesce a capire cosa funziona e cosa no. Mi sono avvalsa della competenza di Michele Negro; con lui ho realizzato l’Arduino (scheda elettronica presente nella sfera) in grado di riconoscere il soffio eliminando i rumori ambientali».

Premiato il soffio che accende la lampada costruita da Eva 1
© Edoardo Piva

La forma ricorda la candela su cui soffiando il giorno del compleanno si esprimono desideri o buoni propositi. «La luce della sfera si spegne solo trascorso il tempo. Non è possibile interrompere il suo ciclo. Questo trasmette un altro messaggio: spesso lasciamo la luce accesa senza motivo, incuranti dello spreco energetico; perciò bisogna soffiare solo quando strettamente necessario», dice Eva.

«Nam racchiude il mio percorso formativo», spiega. Dopo il diploma all’artistico di Alba, Eva aveva scelto l’indirizzo scultura dell’accademia di belle arti di Brera a Milano. Poi, durante la pandemia, ha trovato nuova motivazione per tornare tra i banchi.

La manualità acquisita a Milano e la passione per l’arte coltivata al liceo sono racchiusi nella lampada premiata. «Lo Ied mi ha permesso di dare forma e concretezza ai concetti appresi negli anni. Realizzare davvero qualcosa mi fa sentire utile». Sono molti i progetti legati alla sfera femminile o all’inclusività a cui Eva ha lavorato nei tre anni torinesi.

Nel frattempo che qualche azienda decida di produrre Nam, Eva si prepara per altri concorsi attendendo la Design week milanese di aprile. «Vorrei proporre un progetto mio, intanto cerco occupazione nelle nostre zone. Le idee sono tante, i materiali da cui creare qualcosa di nuovo sono infiniti, tuttavia tra Alba, Bra e le Langhe il design fatica a decollare».   ©

e.r.

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