ALBA Il cantiere allestito, ma l’assenza dei pilastri, erano un segnale eloquente. L’ultimo lotto dell’Asti-Cuneo, il 2.6a da Verduno a Cherasco, non sarà terminato nel 2024.
A quanto pare, alla base del problema ci sarebbe il ritardo di un’autorizzazione al progetto esecutivo da parte del Ministero dei trasporti.
2024: un obiettivo mancato
La data del 2024 è stata palesata dal ministro dei trasporti Matteo Salvini, arrivato nell’aprile del 2023 sul territorio per aprire al traffico il lotto 2.6b fino a Roddi. «Ci vediamo tra 15 mesi», aveva detto. Poi, l’8 novembre del 2023, si chiudeva a Roma la conferenza di servizi sul tratto 2.6a – che comprende anche l’adeguamento della tangenziale di Alba, per la quale è ancora in corso la valutazione di impatto ambientale –, con la previsione di due anni e mezzo per completare l’opera. E se questa era la versione formale, la concessionaria dichiarava l’intenzione di dimezzare i tempi.
A ruota, poi, il termine del 2024 è stato confermato dalle istituzioni. Come lo scorso 5 aprile, quando il presidente della Regione Alberto Cirio, insieme ai sindaci e ai vertici dell’Asti-Cuneo, presenziava all’avvio del cantiere sotto la collina di Verduno, dove fino a oggi sono state eseguite solo le opere preliminari, a quanto pare per la mancanza dell’ultimo via libera.
Se non altro, ora i lavori dovrebbero partire per davvero. E la concessionaria, ai microfoni del Tg3 regionale la scorsa settimana, ha ribadito l’impegno a lavorare in tempi più stretti rispetto alla previsione contrattuale.
L’incontro a Roma
Cirio, dal canto suo, ha manifestato un chiaro disappunto: «Non si può essere puntuali quando si tratta di far pagare e in ritardo quando si deve costruire. Ho già avanzato alla società la richiesta di sospendere, a fronte dello slittamento dei tempi del cantiere, il pagamento del pedaggio alla sbarra di Verduno».
E ha aggiunto: «Ad aprile 2023, la società si era impegnata di fronte al Governo a completare i lavori dell’ultimo lotto entro la fine del 2024, nonostante il contratto prevedesse 30 mesi di lavori. Ora apprendiamo che non sarà così e abbiamo chiesto la convocazione di un incontro al Ministero».
Quest’ultimo si terrà tra pochi minuti a Roma, con l’obiettivo di ridefinire il cronoprogramma.
f.p.