ALBA Sono trascorsi trent’anni dall’alluvione che, tra il 5 e il 6 novembre 1994, devastò il territorio, causando nella sola Alba nove vittime. Verranno ricordate questa sera, con il corteo che da piazza Duomo raggiungerà il ponte Albertino (leggi QUI)
Ne abbiamo parlato con il sindaco Alberto Gatto.
Nel 1994 lei era bambino. Ha qualche ricordo dei fatti di allora o degli avvenimenti successivi?
Si ero bambino, avevo quattro anni. Ricordo sicuramente l’atmosfera che si viveva, la preoccupazione e l’attenzione, ma anche la voglia di tutti di aiutare e trovare speranza. Ho poi un ricordo nitido delle autobotti in piazza del Duomo per la consegna dell’acqua. Recentemente ho anche visto una foto di quei momenti: è un ricordo molto limpido perché mi colpì moltissimo dover aspettare e fare la coda per un bene che come altri, ieri come oggi, diamo spesso per scontati.
Condivide l’analisi per cui l’alluvione trovò condizioni favorevoli a causa di una gestione inadeguata del territorio? E, nel caso, anche qui a Alba?
Un evento di quella portata rischia di mettere in ginocchio un territorio, soprattutto 30 anni fa, quando non eravamo ancora al livello di oggi come progresso organizzativo e tecnologico.
All’epoca non c’era, ma non per mancanza di Alba o altri comuni, una gestione unitaria dell’emergenza. Non era ben strutturato il servizio di protezione civile, e poi non c’era il livello tecnologico di oggi. Pensiamo all’importanza della prevenzione, alla rilevazione, analisi e trasmissione dei dati che oggi siamo in grado di mettere in campo. 30 anni fa gran parte di questo mancava o comunque non era al livello attuale. Era una situazione decisamente meno strutturata e coordinata a livello provinciale e regionale.
«Alba ha sempre temuto il fiume, ma il rapporto va ricucito»
Molti dissero che Alba aveva “perso” il suo rapporto con il fiume pagandone il prezzo in termini di vite e danni ingentissimi. E’ valida questa affermazione?
Il Tanaro ad Alba è sempre stato visto con timore per le sue esondazioni, oltre al 94, con danni ingenti a beni e persone, arrivando anche a portarsi via alcune vite. Si ricorda anche l’alluvione del 1948. Ora, grazie anche alle importanti opere di mitigazione occorre lavorare affinché ci si riappropri di quello spazio anche per altre finalità. Penso ad esempio allo sviluppo previsto dal masterplan che permetterebbe la fruizione di quegli spazi e l’integrazione del fiume nel tessuto cittadino.
Oggi possiamo dire che la città è al sicuro?
Sono state prese, non solo oggi, ma negli anni, tutte le misure migliori per prevenire disastri come l’alluvione di 30 anni fa. Una nostra grande virtù è di essere resilienti, per cui nel dolore abbiamo imparato che dovevamo fare altri interventi, abbiamo studiato e approfondito, seguendo un progresso tecnologico e di conoscenze. Questo a tutti i livelli non solo come città di Alba. C’è una cosa però che non ci consente di abbassare la guardia ed è il ripetersi, sempre più insistente, di fenomeni climatici estremi, che escono dall’ordinario e si abbattono su città e campagne con una furia inaudita. Al giorno d’oggi, parlando di prevenzione si deve includere sia la prevenzione del dissesto idrogeologico, sia la cultura della sostenibilità ambientale che ci porti a ridurre le emissioni e contrastare il cambiamento climatico. In queste settimane dall’Emilia Romagna a Valencia abbiamo visto delle immagini tremende, alla loro popolazione voglio riservare un pensiero. Il rischio zero non esiste, dobbiamo lavorare per essere costantemente pronti.
Nel 2016 l’alluvione fu evitata grazie ad argini e monitoraggio
Nel 2016, lei era assessore nella Giunta Marello, il Tanaro fu sul punto di esondare e, lo dicono i numeri, la portata della piena fu potenzialmente peggiore di quella del 1994. Per fortuna le cose andarono molto diversamente. Per quale motivo?
Sì, nel 2016 avevo la delega alla Protezione Civile, siamo rimasti in sala operativa di Protezione Civile in via Manzoni per 30 ore consecutive per il monitoraggio costante, attimo per attimo, e riuscire a prendere le decisioni più giuste per la città. Quell’esperienza ci consente di dire che che i lavori effettuati post 1994 avevano funzionato. Furono stanziate importanti risorse nel post alluvione e nacque, con il metodo Augustus, la Protezione civile. Si sperimentò in sala Consiglio la gestione dell’emergenza, coordinando i volontari arrivati da tutta Italia. Li furono pensate, studiate e progettate numerose opere idrauliche. Le procedure di oggi sono frutto di quel lavoro del ’94: c’è una pianificazione per gestire l’emergenza sul territorio, con le parti politica, tecnica e operativa, e un sistema di allerta meteo che prima non esisteva. Con i Sindaci Demaria e Rossetto si sono realizzati gli argini di contenimento sul Tanaro, opere di regimazione come scolmatori e scogliere, su Riddone, Talloria e Cherasca, questo ha permesso che nel 2016 gli argini tenessero e si evitasse il disastro. Credo sia un messaggio degno di essere sottolineato perché reputo come non ci sia modo migliore di fare memoria e superare le tragedie, se non lavorare, apprendere e ridurre al minimo possibile il rischio che si ripetano.
L’importanza del volontariato di protezione civile
Nel corso della sua attività politica ha preso parte a numerose commemorazioni della tragica alluvione del 1994. Come ha vissuto quei momenti e come vivrà questo trentennale che la vede sindaco della città di Alba?
Sono sempre stati eventi molto sentiti, la nostra città pianse 9 vittime e ricorda un momento di dolore collettivo e condiviso. Quest’anno per me sarà un po’ diverso e devo dire che sento ancora di più la responsabilità. Il ’94 ha lasciato un segno indelebile che ci sprona a fare sempre di più affinché la nostra città non debba più piangere nuove vittime.
Nel 1994 abbiamo imparato che bisogna avere gli strumenti adatti per fronteggiare ogni emergenza. A che punto siamo?
Come dicevo, ampi passi avanti sono stati fatti, ora abbiamo strutture e protocolli ben definiti. Oggi le nuove emergenze sono le bombe d’acqua, per questo dobbiamo lavorare sulla rete idrica minore, i rii e la tutela del suolo. Sabato 25 ottobre, a seguito dell’allerta meteo segnalata dall’ARPA, abbiamo convocato per la prima volta il COC da quando sono sindaco. Ho avvertito una forte responsabilità, perché ad essere in gioco in caso di eventi estremi è la vita delle persone, per questo ho immediatamente attivato il COC in modo da poter prendere le decisioni migliori nel minor tempo possibile e anche nel miglior modo che è quello collegiale, tenendo conto delle competenze di tutti. In questo il comune può contare su tante valide risorse sia interne sia volontari, coordinati e attrezzati a monitorare e presidiare il territorio. A tutti loro va il mio ringraziamento come primo cittadino.
Beppe Malò