BRA La sua riapertura al pubblico, dopo due anni di lavori sotto la direzione di padre Ettore Molinaro per aggiornare e rivedere l’allestimento delle sale, avvenne domenica 22 dicembre 1974. Oggi, a cinquant’anni da quell’evento che aveva anche previsto una cerimonia pubblica per la rifondazione, il museo Craveri ha celebrato l’importante anniversario.
«Nel 1972 le sezioni di archeologia, storia e arte di questo museo vennero trasferite nell’attuale sede di palazzo Traversa», ricorda l’attuale responsabile Rino Brancato. Con quel trasferimento casa Craveri – dopo quasi sessant’anni – tornava alla destinazione originaria, ovvero a essere dedicata unicamente alla storia naturale. «A padre Molinaro venne affidato l’incarico di direttore e, soprattutto, di ricostruire l’originaria impostazione del Craveri che, ormai, occupava l’intera casa. Padre Ettore diede un grandissimo impulso alle attività del museo e promosse la riorganizzazione delle esposizioni, i restauri delle sale, e le molte attività scientifiche e didattiche, sia in aula sia all’aperto».
Commenta il vicesindaco Biagio Conterno, con delega alla cultura: «Negli ultimi cinquanta anni il museo civico Craveri si è, progressivamente, affermato come una delle più importanti realtà piemontesi e nazionali dedicate allo studio e alla divulgazione delle discipline naturalistiche. Le sale aggiornate e rese moderne, la costante formazione professionale degli operatori, il coinvolgimento di tanti volontari, i laboratori didattici, le conferenze su temi specifici sono le caratteristiche di una struttura che continua a svolgere un ruolo centrale nel panorama culturale della città, nella scia del grande lavoro di Molinaro, direttore per molti anni, che da frate francescano, coniugava il rispetto per la natura con l’amore per la cultura, da condividere con i cittadini».
Nel celebrare i 50 anni non può mancare il ricordo di padre Ettore Molinaro (nato il 14 settembre 1935 a Torino con il nome secolare di Giovanni Pietro; scomparso nel 2015 a Bra) e dell’infaticabile impegno che adottò per far rinascere il museo, si terrà un concerto nel coro di Santa Chiara, nella chiesa, gioiello architettonico e artistico della città, che lo ebbe come custode per molti decenni.
Valter Manzone
La passione di Angelo Craveri nata alla corte di Carlo Felice a inizio dell’Ottocento
LE ORIGINI Era l’inizio del XIX secolo quando l’avvocato braidese Angelo Craveri lavorava a Torino, come sottosegretario di Stato agli interni nel Regno di Carlo Felice di Savoia. Qui conobbe il cuneese Franco Andrea Bonelli, famoso naturalista che dirigeva il Museo zoologico dell’Università dell’allora capitale, che gli trasmise l’amore per le scienze naturali e la passione per le collezioni.
A Torino nacquero i figli Federico (1815), Ettore (1816), Ernesto (1819) e i gemelli Sofia e Gustavo. Fu ai due più grandi che Angelo trasmise la passione per le materie scientifiche: nel corso degli anni saranno loro ad ampliare le collezioni a tal punto da essere considerati, anch’essi, come fondatori del museo.
Angelo Craveri lasciò Torino e tornò a Bra nel 1836: in quell’anno acquistò una casa in cui organizzò una collezione privata che inizialmente raccoglieva, in una sola stanza, soprattutto uccelli e coleotteri. Nel 1843 il numero di esemplari era cresciuto tanto da richiedere la sopraelevazione di casa Craveri, in cui un intero piano venne dedicato al museo.
Il figlio Federico restò a lungo in Messico e Nord America, dal 1841 al 1859, compilando quasi giornalmente un diario di viaggio dal 1855 al 1859, che non fu pubblicato durante la sua esistenza, ma costituisce un nucleo davvero interessante di rilievi scientifici, descrizioni naturalistiche e note antropologiche. Durante il viaggio Federico raccoglieva i campioni che spediva in Italia in quantità tale che nel 1861, la casa venne ulteriormente ampliata con un nuovo edificio destinato a lui e alle sue collezioni americane.
Anche Ettore viaggiò in Messico, fra il 1847 e il 1849, coadiuvando il fratello nella raccolta di reperti. Il Museo crebbe d’importanza grazie agli studi meteorologici e all’osservatorio che realizzarono nel 1859, al ritorno di Federico.
Da allora è stato sempre in funzione, creando una delle più lunghe serie di rilevazioni sul clima disponibili in Italia. Alla morte di Ettore (1884), Federico ereditò tutte le collezioni, e quando lo stesso morì nel 1890, gli eredi donarono museo e collezioni alla città di Bra.
Euclide Milano diresse il museo Craveri agli inizi del ‘900 e destinò due piani della proprietà agli oggetti popolari di storia e arte; lo studioso ha in seguito diretto il museo civico di Cuneo.
v.m.
Campioni raccolti nel mondo e organizzati su tre piani
LE SALE Il museo Craveri è il più importante della Granda tra quelli dedicati alla storia naturale e, nella casa situata al numero 15 dell’omonima via di Bra, le collezioni sono organizzate in tre piani per un totale di 11 sale, con una serra dedicata alle piante succulente, il giardino, la biblioteca e il laboratorio didattico, più diverse collezioni di studio.
Al piano terra troviamo la sala Craveri e due sale di scienze della Terra suddivise tra mineralogia, geologia e paleontologia e geopaleontologia locale; il primo piano è dedicato alla zoologia e presenta due sale degli invertebrati una con gli animali marini e l’altra con gli insetti; il percorso museale prosegue nella sala dei pesci, anfibi e rettili e nei due spazi dedicati agli uccelli con una divisione tra ornitologia generale e avifauna europea.
Il secondo piano ospita la mostra sul Tenerè nella sala della preistoria sahariana, la sala degli habitat del Braidese, quella con le collezioni ornitologiche e la saletta di meteorologia. Il museo ospita anche una fornita biblioteca scientifica multimediale, un moderno laboratorio di ecologia, l’orto biologico didattico e la serra delle piante grasse.
Tra i volatili sono anche esposti due esemplari di Urietta dei Craveri (Synthliboramphus craveri) specie dedicata a Federico che la catturò nel 1857 in Messico.
I contatti: telefono 0172-41.20.10; e-mail craveri@comune.bra.cn.it; gli orari e i biglietti sono sul sito museidibra.it.
v.m.