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L’assessore regionale Bussalino in visita al carcere di Cuneo con il sindacato di Polizia penitenziaria

L'assessore regionale Bussalino in visita al carcere di Cuneo 1

IN CARCERE «Ieri mattina (martedì 10 dicembre) il Sappe, il primo e più rappresentativo Sindacato della Polizia penitenziaria, ha visitato il carcere di Cuneo insieme all’assessore della Regione Piemonte Enrico Bussalino».

A dare la notizia è Vicente Santilli, segretario per il Piemonte del Sappe. «Il Sappe chiede al dipartimento e al Provveditorato Regionale più attenzione per la Casa circondariale di Cuneo visti gli ultimi disordini dello scorso 11 novembre. Il dato oggettivo è che il personale di Polizia penitenziaria è stremato dai logoranti ritmi di lavoro. Serve un’organizzazione lavorativa più stabile, più unità di Polizia penitenziaria da reperire e inviare presso il carcere di Cuneo mediante un interpello esteso in ambito nazionale, anche con trattamento economico di missione forfettaria».

L'assessore regionale Bussalino in visita al carcere di Cuneo

«Il lavoro in carcere è un lavoro oscuro, perché quando viene arrestato un pericoloso latitante la vicenda finisce sulle pagine dei giornali, ma tutto quello che accade successivamente, negli anni a seguire, è oscuro e non subirà la stessa sorte, non comparirà sulle pagine dei giornali né in televisione, non farà notizia», evidenzia Donato Capece, segretario generale del Sappe.

«Per questo è fondamentale che le istituzioni raccolgano nuovamente il nostro appello: investite nella sicurezza per avere carceri più sicure. Questo vale per Cuneo ma anche per tutte le altre strutture detentive piemontesi. Il corpo di Polizia penitenziaria, a Cuneo e in tutta la Regione, ha dimostrato, negli anni, non soltanto di costituire un grande baluardo nella difesa della società contro la criminalità, ma ha anche dimostrato di avere in sé tutti i numeri, le capacità, le risorse, gli strumenti per impegnarsi ancora di più nella lotta contro la criminalità, per impegnarsi non soltanto dentro il carcere, ma anche fuori dal carcere», conclude Capece.

 

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