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Il pediatra Alessandro Vigo è andato in pensione

Il pediatra Alessandro Vigo è ora in pensione

L’INTERVISTA Il dottor Alessandro Vigo ha concluso la sua prestigiosa carriera di medico specialista con i quattro anni passati al Michele e Pietro Ferrero di Verduno come responsabile della Struttura complessa di pediatria. Abbiamo parlato della sua esperienza, della sua carriera e dei progetti che verranno in questa intervista concessa al nostro settimanale.

Vigo, come si presenta ai lettori di Gazzetta d’Alba?

«Ho sessantasei anni e ne ho passati la grandissima parte per imparare a fare bene il mio mestiere di medico pediatra. Non è certamente un caso se, per trent’anni, ho lavorato all’ospedale Regina Margherita di Torino che è clinica universitaria, sede della scuola di specializzazione e centro di riferimento in Piemonte. A Torino ho lavorato anche come specialista in diabetologia pediatrica, mi sono specializzato in endocrinologia e malattie del ricambio e ho rivolto particolare attenzione ai temi dell’ur-
genza-emergenza nel campo pediatrico. Nel 2000 mi è stato chiesto di lavorare alla prevenzione del dramma delle “morti in culla” e per questo ho passato un anno in Belgio per studiare la fisiopatologia del sonno. Ho poi lavorato a Pinerolo e a Ivrea, sempre in ambito ospedaliero, e nel 2021 sono arrivato all’ospedale di Verduno».

Il pediatra Alessandro Vigo è ora in pensione 1Cosa ha influito sulla scelta dell’ospedale di Verduno?

«Mi ha colpito per essere una struttura in crescita, dinamica e determinata a ottenere risultati importanti sul piano della qualità delle prestazioni. La mia esperienza personale ha poi confermato questa prima sensazione e oggi sono davvero molto contento di avere avuto la possibilità di vivere a Verduno la parte conclusiva della mia carriera».

Ovviamente siamo curiosi di sapere qualcosa in più del suo periodo nell’Asl Cn2…

«In sede di bilancio posso dire che ho avuto la possibilità di avviare e completare molti progetti. E questo, in una struttura sanitaria, è un elemento determinante nel valutare il lavoro svolto e, soprattutto, i risultati ottenuti, che vanno a vantaggio degli utenti e del territorio. Ho potuto, con la collaborazione dell’Azienda sanitaria, della fondazione Ospedale e del personale, rivedere la sistemazione del “nido”. Progettato negli anni Novanta, aveva una struttura obsoleta e poco funzionale. Oggi i locali hanno al centro la postazione di controllo e intorno, in piena visibilità, le stanze con le culle. In caso di necessità si può intervenire con la massima rapidità. Abbiamo potuto allestire un piccolo laboratorio per il reparto e a servizio del pronto soccorso pediatrico, in modo da dare risposte più rapide e non caricare ulteriormente quello del nosocomio. Abbiamo organizzato il pronto soccorso pediatrico mettendo a frutto gli anni di esperienza maturati al Regina Margherita e il centro di medicina del sonno in età pediatrica: una realtà importante dato che le strutture accreditate, in Italia, sono solo quattro o cinque».

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Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la volontà condivisa di iniziare un nuovo corso di merito e di metodo…

«Questa è la precondizione indispensabile per affrontare ogni cambiamento. L’obiettivo che, insieme, abbiamo perseguito è stato quello di lavorare su patologie più complesse, di fare un passo consistente in avanti nell’alzare l’asticella delle nostre prestazioni sia in reparto, sia nell’attività ambulatoriale. Per farlo ci siamo dotati di un centro di diagnostica ecografica e abbiamo imparato a trarne vantaggio, abbiamo allestito un centro di pneumologia e un laboratorio di fisiopatologia respiratoria».

A questo punto è giusto parlare del futuro, nonostante la pensione!

«Cercherò di mantenermi sempre in allenamento come pediatra e mi occuperò di medicina del sonno, dal momento che è un argomento poco noto e nel quale, al momento, mancano delle risposte adeguate a fronte delle sue moltissime implicazioni».

 Beppe Malò

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