
DOGLIANI “Luigi Einaudi. La tutela del paesaggio e del patrimonio storico-artistico”, pubblicato lo scorso anno da Gangemi, sarà presentato sabato 29 marzo alle 17 a Dogliani, proprio nella biblioteca che porta il nome del primo presidente della Repubblica. Nato a Carrù nel 1874, cresciuto a Dogliani e morto nel 1961 a Roma, Einaudi, durante il settennato da presidente, trascorse le vacanze estive nella Palazzina del piacere nei giardini di Palazzo Farnese di Caprarola (Viterbo). Nel 2023 la cittadina gli ha dedicato un convegno, i cui atti sono raccolti nel libro che sarà presentato il 29.
A Caprarola, Einaudi, con la moglie Ida Pellegrini, seguì personalmente il restauro dei giardini e delle fontane danneggiati durante la Seconda guerra mondiale. All’incontro di Dogliani saranno presenti i curatori del libro, Anna Paolelli e Alessandro Mascherucci, con la partecipazione dei nipoti Luca e Roberto Einaudi e di Alberto Giordano, docente di storia delle dottrine politiche all’Università di Genova.
Come ha spiegato Giordano, «grande era l’interesse di Einaudi per l’agricoltura e l’ambiente, tanto che la sua tesi di laurea fu incentrata sulla crisi agraria in Inghilterra. Già ai primi del Novecento pubblicò articoli contro la deforestazione e sul problema del dissesto idrogeologico. Continuò su tali convinzioni anche con il trasferimento a Roma».
Eletto presidente, pronunciò un discorso quanto mai attuale: «Sottolineò che lo sviluppo industriale doveva avvenire nel rispetto dell’ambiente. Oggi siamo abituati a catalogare l’ecologia come un tema caro solo a una certa parte politica, è strano pensare che tale preoccupazione attanagliasse pure un liberale come lui. Se le sue parole fossero state prese maggiormente sul serio, forse oggi la situazione sarebbe diversa».
Ogni volta che tornava a Dogliani «Einaudi amava intrattenersi in conversazioni con i contadini. Considerava la proprietà privata della terra una delle fondamenta di una società giusta, attribuendole un valore sociale e un ruolo di sicurezza nei momenti di crisi».
Davide Barile
