Giornata del fiocchetto lilla / Ne parla Cloè Dalla Costa, direttrice della Struttura di nutrizione clinica Asl Cn2

Dalla Costa sui disturbi dell'alimentazione: «Si osservano casi anche tra i 7 e i 9 anni e una crescente associazione con altri disturbi psichiatrici»

Giornata del fiocchetto lilla / Intervista a Cloè Dalla Costa, direttrice della Struttura di nutrizione clinica Asl Cn2 1

L’INTERVISTA Sarà il 15 marzo, come ogni anno, la Giornata del fiocchetto lilla. È dedicata ai Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna), più comunemente chiamati disturbi alimentari. Sono patologie complesse, che coinvolgono sia la sfera psicologica che quella fisica. I numeri sono in crescita, soprattutto tra i giovani e dopo la pandemia. Per questo oggi è fondamentale puntare sulla consapevolezza e sulla prevenzione.

Ne abbiamo parlato con con Cloè Dalla Costa, direttrice della Struttura complessa di nutrizione clinica e disturbi del comportamento alimentare dell’Asl Cn2.

Come sono cambiate queste patologie, Dalla Costa?

«Negli ultimi anni, i disturbi alimentari hanno subito profonde trasformazioni dal punto di vista psichiatrico, diventando ancora più complessi e difficili da diagnosticare. Sempre più spesso chi ne soffre non rientra perfettamente nelle categorie classiche come anoressia o bulimia, ma presenta sintomi che rendono necessaria una valutazione più approfondita.

Si osserva una crescente associazione con altri disturbi psichiatrici, come depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbo borderline di personalità. Significa che chi affronta queste patologie non si trova solo a lottare con il cibo, ma con un quadro più ampio e debilitante». 

Giornata del fiocchetto lilla / Intervista a Cloè Dalla Costa, direttrice della Struttura di nutrizione clinica Asl Cn2E riguardo l’età dei pazienti?

«È questo l’altro aspetto preoccupante, perché si è abbassata di molto l’età di esordio. Se un tempo i primi segnali comparivano durante l’adolescenza, oggi i medici riscontrano dei casi anche nei bambini tra i sette e i nove anni.

La pressione sociale, amplificata dall’uso precoce dei social media, ha un ruolo centrale in questo fenomeno: il bombardamento di immagini di corpi perfetti e di ideali estetici utopici contribuisce a sviluppare un rapporto problematico con il proprio corpo, a partire dalla tenera età».

Anche gli uomini ne soffrono?

«La distribuzione di genere sta cambiando. Sebbene in passato si pensasse che i disturbi riguardassero quasi solo le donne, oggi si registra un aumento significativo dei casi tra i ragazzi. L’ossessione, per questi ultimi, non è tanto per la magrezza, quanto per un ideale di corpo muscoloso e scolpito.

Si parla di vigoressia, disturbo caratterizzato dalla ricerca esasperata di ipertrofia muscolare, spesso accompagnata da allenamenti ossessivi e rigide diete iperproteiche. Un’altra forma emergente è l’ortoressia, l’ossessione per il cibo sano, che porta a eliminare intere categorie alimentari nella convinzione di seguire una dieta perfetta e pura».

Come intervenire, allora?

«A livello dell’Asl Cn2, sono stati sviluppati dei percorsi di cura specifici, di tipo ambulatoriale o anche ospedaliero, con la presenza di letti di degenza dedicati. L’approccio deve essere multidisciplinare, con il coinvolgimento di medici neuropsichiatri, psichiatri, dietologi, pediatri, internisti, psicologi, educatori, terapisti della riabilitazione psichiatrica e infermieri.

La presa in carico psichiatrica e psicologica rappresenta uno degli strumenti principali per aiutare i pazienti ad affrontare i pensieri disfunzionali legati all’alimentazione e alla propria immagine corporea. Il monitoraggio medico e nutrizionale è fondamentale per prevenire ulteriori complicazioni fisiche, garantendo una vicinanza costante. Il supporto alle famiglie, infine, gioca un ruolo chiave, perché esse rappresentano un punto di riferimento essenziale per il sostegno emotivo e pratico del paziente in ogni fase della cura».  

Valerio Re

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