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Abitare il piemontese / La parola della settimana è Paciarin-a

Fanghiglia, poltiglia, terra mista ad acqua.

Abitare il piemontese: la parola della settimana è Gionteje

di Paolo Tibaldi 

ABITARE IL PIEMONTESE Pachamama, in lingua quechua Madre Terra, è la personificazione della Terra: una divinità femminile venerata dai popoli andini, in particolare dagli Inca, come dea della terra, dell’agricoltura e della fertilità. Incarnando la capacità di generare e proteggere la vita, è simbolo di un legame ancestrale con la natura. Pachamama rappresenta la forza creatrice e protettrice del mondo naturale e dei raccolti, diventando emblema universale di rispetto per l’ambiente e la natura.

Nei giorni scorsi a Sommariva Perno con un gruppo di amici, condotti dalla sapiente guida del professor Andrea Cane, abbiamo potuto percorrere la storia che porta il paese del Roero a essere vocato alla coltivazione della fragola. Sulla piazza, un’immagine fotografica tra le tante ritrae nello stesso scorcio le tre metodologie di coltivazione del cosiddetto oro rosso. Una di queste si chiama pacciamatura, una pratica agronomica che consiste nel ricoprire il terreno con materiali organici o inorganici per proteggerlo e migliorare le condizioni di crescita delle piante. La pacciamatura, oltre a regolare la maturazione, mantiene i frutti puliti, riduce le erbe infestanti, conserva l’umidità e previene le malattie.

Chissà se la parola della settimana ha qualche correlazione con le due precedenti vicende, dal momento che al centro c’è la terra, quella coltivata. L’assonanza, poi, non passa di certo inosservata. Paciarin-a è una parola piemontese che significa fanghiglia, poltiglia molle. Certo, il fango è anche detto nita, in piemontese, ma se vogliamo fare una distinzione neanche troppo sottile, la nita contiene più terra che acqua, la paciarin-a invece è una terra decisamente più liquida. Infatti, con paciarin-a qualcuno definisce una minestra non troppo gradevole. C’è poi il paciàss, sempre piemontese, che è la pozzanghera, il pantano, nonché un modo scherzoso per descrivere il mare. C’è chi sostiene che l’etimo sia latino, con la parola pasta, agglomerato di farina e acqua, quale rappresenta. Altri riconducono la famiglia lessicale a una base onomatopeica pac, che indica lo sguazzare. Effettivamente alcuni sottolemmi mostrano l’interferenza con un’altra parola piemontese, conosciuta e utilizzata nel torinese: pauta.

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