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Successo a teatro per la presentazione di “Vite di Langa e Roero”, il nuovo libro di Petrini e Tibaldi [fotogallery]

Il progetto ha un obiettivo importante: raccontare ai giovani di queste colline la loro storia e per questo verrà distribuito nelle scuole

Successo in teatro per la presentazione di "Vite di Langa e Roero", il nuovo libro di Petrini e Tibaldi 4

di Francesca Pinaffo

Foto Marcato e Vacchetto

IL LIBRO – «Se i giovani sapessero e i vecchi potessero»: è la traduzione in italiano di un proverbio in piemontese, che racconta a suo modo il rapporto tra le generazioni. Per Carlo Petrini, «oggi ha senso rovesciare questo paradigma: le generazioni precedenti non dovrebbero fare un passo indietro, ma a fianco, per permettere ai giovani di apprendere e di  essere attori del loro presente e futuro». Lo ha detto ieri sera, 10 dicembre, sul palco del teatro Sociale, dove è stato registrato il tutto esaurito in entrambe le sale per la presentazione del libro Vite di Langa e Roero – Trasformazioni sociali di una civiltà contadina, scritto a quattro mani per Slow food editore con Paolo Tibaldi. 

Un dialogo sul palco

La presentazione si è svolta come un dialogo tra i due autori, ripercorrendo quella che è l‘epopea straordinaria delle nostre colline. Molto presente il tema delle migrazioni, quella di ieri dal Piemonte all’America – Petrini ha letto un documento nel 1912, in cui si descrivano in modo fortemente discriminatorio i migranti italiani, «se non lo avessi precisato, sembrerebbe scritto oggi nei confronti di chi arriva nelle nostre zone dall’Africa» – arrivando per l’appunto a quelle odierne, fino a sottolineare l’importanza dell’inclusione, necessaria e fondamentale per dare un futuro ai nuovi langhetti e roerini. Si è parlato anche del ruolo delle “calabrotte”, del rapporto di Petrini con papa Francesco, che da figlio di migranti avrebbe dovuto salire su quel Mafalda poi naufragato, e soprattutto dei patriarchi di queste terre, uomini e donne che, dal Dopoguerra in poi, hanno scritto la storia di queste colline. I loro volti, molti ritratti in vigna o in cantina, sono stati condivisi sugli schermi sul palco, come un ricordo toccante.

Un progetto per i giovani

A loro, per gli studenti che hanno difficoltà a sostenere le rette, saranno dedicate borse di studio per chi vorrà imparare su questo territorio. A Pollenzo, all’Università di scienze gastronomiche che Petrini ha fondato, si conosce bene il ruolo di questa formazione e di questo legame: «Abbiamo oltre 5mila ex studenti provenienti da ogni parte del mondo: porteranno per sempre nel cuore il Piemonte e l’Italia, oltre a ritornare con gioia», ha detto il gastronomo.

Tibaldi e Petrini hanno ricordato, poi, il fine primario del libro: grazie a Banca d’Alba, verrà distribuito ai giovani del territorio, perché possano conoscere la loro storia e farne tesoro. «Oggi, quando dico che sono di Alba, le persone dimostrano di conoscere questa terra e le sue eccellenze, ma è importante che chi la vive ne custodisca l’essenza: scrivere questo libro è stato un onore, un progetto di cui sono fiero di fare parte», ha concluso Tibaldi.

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