LE INTERVISTE Parliamo con Davide Barbero, uno dei partecipanti al primo Social day albese del 2015.
Com’è stato “vivere” la giornata, Davide?
«Ho partecipato nel ruolo di lavoratore-donatore e organizzatore. Ero rappresentante d’istituto, avevo il compito di diffondere l’evento. Ho poi lavorato in un’azienda agricola di Sinio. Mi è piaciuta l’idea innovativa di volontariato su cui si fonda il Social day. Abbiamo avuto la possibilità di aiutare in prima persona chi ha bisogno. Il lavoro per gli altri è più sentito di una donazione in denaro».
I giovani sono interessati ad aiutare gli altri?
«I giovani sono capaci di determinazione e molto impegno. Abbiamo però bisogno di stimoli e idee innovative in modo da creare gruppi o comunità solidali, capaci di migliorare le condizioni di vita di chi ne ha tanto bisogno. Le relazioni odierne, sempre più social e internazionali, ci consentono di conoscere le realtà del mondo e di capire chi è vulnerabile».
Maria Parisi durante il Social day di due anni fa ha aiutato le persone con disabilità a essere presenti: «I ragazzi hanno creato oggetti e manufatti. I prodotti poi sono stati venduti al parco Sobrino, con uno stand presidiato da persone con disabilità, professori, compagni e da numerosi amici».
m.v.