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Fare la giostraia: ecco l’esistenza vera, tra libertà e intemperie

La giostraia racconta della sua vita "movimentata"

Ruota panoramica alta 25 metri al Luna Park dell’Oktoberfest di Cuneo

LA STORIA Mara Cristiani è una donna che sulle spalle porta una storia alternativa. Sul suo corpo è scritta la narrazione dei popoli che si muovono e scelgono il cambiamento costante invece della ripetizione: Mara è una giostraia di professione.

Ha appena lasciato Alba, dopo il periodo legato alla Fiera internazionale del tartufo. Spiega infatti Cristiani: «Se dovessi definire la nostra esistenza con un aggettivo, utilizzerei la parola “movimentata”. Ci spostiamo continuamente, montando e smontando. Inseguiamo le fiere e gli eventi, durante i quali allestiamo le nostre giostre. Il lato bello è il viaggio in sé, l’esplorazione di nuovi territori, la dinamicità, l’aria aperta. E, soprattutto, la libertà. Non abbiamo troppi vincoli né di tipo strutturale né progettuali. Il lato brutto di questa nostra vita? Siamo esposti a tutto, anche alle intemperie. Talvolta, se il tempo è sfavorevole, i guadagni ne risentono e la quotidianità può diventare difficile».

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La giostraia è l’ultimo anello di una lunga catena di antenati con il medesimo mestiere: l’eredità professionale è stata tramandata alla generazione successiva, come un bagaglio prezioso. «La libertà ha un prezzo», conclude Mara: «Patiamo il sussistere di pregiudizi nei nostri confronti. Le persone ci attribuiscono molte etichette in senso dispregiativo, ci chiamano “zingari” senza purtroppo conoscere la nostra cultura e la nostra vera identità».

Sara Elide

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