L’ESPERTA Carla Osella è sociologa e pedagogista torinese. Nel 1978 ha dato vita al bimestrale di antropologia e politica Zingari oggi. Riguardo alla proposta di legge formulata dalla Giunta regionale, spiega: «Penso che l’assessore Fabrizio Ricca, che incontreremo a breve per illustrargli la nostra posizione, conosca poco
le dinamiche legate ai campi nomadi in Piemonte.
Nel disegno di legge contro l’abusivismo non si considera che molti campi risultano ormai stanziali.
Il caso di Alba ne è un esempio. La situazione è mutata radicalmente rispetto al 1971 quando iniziai a lavorare a contatto con queste popolazioni. Oggi spesso i nomadi decidono di acquistare terreni agricoli. E non lo fanno certo perché vogliono ancora continuare a spostarsi. Va detto che stiamo parlando di famiglie, con bisogni e progetti per il futuro.
È necessario iniziare a considerare i nomadi come individui alla pari di altri, non come persone che “aspettano la manna”, che sono in attesa in un campo, senza progetti». E prosegue: «Peraltro ritengo giusto chiedere il pagamento delle utenze da parte di tutti. Ma altre richieste del testo paiono avere ben poco senso. Ad esempio, verrebbe concessa la possibilità alle famiglie con bambini che frequentano la scuola di restare in una città per nove mesi. Eppure, dopo la pausa estiva la scuola ricomincia. Dunque, il permesso potrà essere prorogato e di fatto si consentirà di permanere anni sul territorio? Tutto questo mi sembra frutto di una pianificazione un po’ approssimativa».
s.e.
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